Il governatore Cirio e il vice presidente, l’astigiano Fabio Carosso, criticano la decisione del governo, ma c’è chi risponde a tono
Qualunque fosse stata la scelta del governo, nel decidere quali regioni inserire in zona rossa e quali no, sarebbe stata comunque accolta dalle inevitabili querelle dei contrari. Il Piemonte non fa eccezione. Così, ieri mattina, a meno di 24 ore dall’inizio del nuovo “lockdown soft”, il presidente della regione Alberto Cirio ha rotto gli indugi e puntato il dito contro la decisione dell’esecutivo di inserire la nostra regione in zona rossa, ma di tenere fuori la Liguria e la Campania.
«E’ mattina presto, – ha commentato Cirio su Facebook – ma vi confesso che questa notte non ho dormito. Ho passato le ore a rileggere i dati, regione per regione, a cercare di capire come e perché il governo abbia deciso di usare misure così diverse per situazioni in fondo molto simili. Perché si sia voluto assumere scelte così importanti sulla base di dati vecchi di almeno 10 giorni. Perché il netto miglioramento dell’Rt del Piemonte (sceso nell’ultima settimana grazie alle scelte di prudenza che la Regione aveva già saputo adottare) non sia stato preso in nessuna considerazione. Perché per regioni con situazioni gravi si sia usato un metro diverso. Voglio che mi si spieghi la logica di queste scelte. Il rispetto delle istituzioni – ha concluso Cirio – fa parte della mia cultura. Ed io rispetto lo Stato. Ma anche il Piemonte merita rispetto. Lo meritano i piemontesi e le tante aziende che forse non riapriranno. Ed io per loro pretendo dal governo chiarezza».
Adottati due pesi e due misure
Insomma, Cirio ha accusato l’esecutivo di aver adottato il classico “due pesi e due misure” danneggiando il Piemonte con misure restrittive che, se andrà bene, dureranno comunque 15 giorni mentre il DPCM resterà in vigore fino al 3 dicembre (vedi articolo a pag. 5).
L’astigiano Fabio Carosso, vice presidente della Regione, non è stato meno tenero verso Conte e il ministro della salute Speranza: «Il Piemonte zona rossa – ha commentato in mattinata sempre sui social – Una scelta del governo inaccettabile, comunicata alle 20 decidendo il destino di migliaia di persone ed aziende, basata su dati vecchi di almeno 10 giorni fa (risalgono al 24 ottobre). L’Rt del Piemonte è in netto miglioramento nell’ultima settimana, sceso da 2.16 a 1.91, questo grazie alle misure di rigore introdotte negli ultimi dieci giorni dalla Regione.
Analizzando i dati di ogni singola regione si può capire chiaramente che il governo ha deciso di usare misure diverse per situazioni molto simili alla nostra. Scelte illogiche fatte da questo governo. I nostri piemontesi in questi giorni hanno già fatto sacrifici e meritano più rispetto. Cosa che il governo non ha fatto. Il Piemonte pretende chiarezza».
La replica di Miravalle (PD)
A ribattere al vice presidente Carosso, sempre su Facebook, è però un altro astigiano, Michele Miravalle, esponente del PD e secondo alcuni futuro candidato sindaco di Asti. «Se quei dati sono purtroppo così pessimi, la responsabilità è anche delle scelte scellerate fatte dalla giunta regionale. – ha scritto Miravalle – Dunque basta scaricabarile e faccia tutto il possibile perché tra 14 giorni la situazione piemontese possa migliorare. Troppo facile dire che il governo è cattivo… la politica è fatta di responsabilità e le sue sono grosse come una casa».
Una risposta che Fabio Carosso non ha incassato senza replicare al mittente: «Sono e siamo tutti arrabbiati, abbiamo fatto presente, fino alle 22, ai ministri la nostra e la vostra disapprovazione a questo DPCM, ma il governo non ci ha ascoltato. Mi hanno insegnato ad essere educato e a rispettare lo stato e le sue leggi ma adesso sono davvero deluso. Mi spiace leggere da alcuni di voi che sembra esserci una mia responsabilità per questo nuovo DPCM. Voglio ricordarvi che è del governo che non mi rappresenta e non è stato votato».
Riccardo Santagati