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Baccalario all'istituto Penna
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Pierdomenico Baccalario docente d’eccezione all’istituto Penna

Lo scrittore, tra i maggiori autori italiani di libri per ragazzi, è stato ospite dell’incontro inserito nel percorso “Sagome in cammino”, condiviso con il Castigliano

Nei giorni scorsi l’istituto agrario Penna ha ospitato un incontro con Pierdomenico Baccalario, scrittore con un nome lungo quasi come l’elenco dei suoi libri, tantissimi, e una carriera iniziata poco più che ventenne grazie al romanzo “La strada del guerriero”. Libro con cui vinse, nel ’98, il Premio Battello a Vapore. Diventato autore di best-seller tradotti in oltre 20 lingue, è considerato, oggi, uno dei maggiori scrittori italiani per ragazzi.
Il titolo dell’incontro era “Come si diventa scrittori”, inserito nell’ambito di “Sagome in cammino”, il percorso nato nel 2019 grazie a un’idea degli insegnanti Francesca Ricchetti e Antonello Rosson, condiviso dall’istituto Castigliano e dall’Istituto Penna. La “lezione” di Baccalario, svoltasi sia in presenza che in remoto, ha riscosso successo. Presenti, tra gli altri, alcuni docenti della scuola e il dirigente Renato Parisio.
«Quando in prima superiore la nostra insegnante di Lettere chiese “Cosa volete fare da grandi?” – ha esordito Antonello Rosson, ex compagno di scuola dello scrittore – qualcuno rispose il calciatore o l’astronauta. Ma un ragazzo disse: “lo scrittore”».

Il racconto degli esordi

Era Pierdomenico Baccalario, già consapevole, a quattordici anni, di cosa lo aspettava. «Ho avuto molta fortuna – ha confidato lo scrittore – ed ho spesso usato i miei compagni di classe come matrice dei miei personaggi. E’ questo il motivo per cui in pochi mi salutano ancora», ha scherzato. Raccontando poi come avvenne la sua vittoria al Premio Battello a Vapore.
«Scoprii per caso di quel concorso per ragazzi e del premio in palio: 25 milioni di lire – ha detto – ma non avevo mai scritto prima e la scadenza per l’invio del manoscritto era di lì a diciassette giorni. Così iniziai la storia dicendomi che se finivo in tempo, bene. Altrimenti, pazienza. Terminai appena in tempo e, non ricevendo incoraggiamenti in famiglia, firmai il libro con il nome del mio vicino di casa, signor Gigi. E arrivai in finale».
Classificatosi tra i primi cinque, fu poi chiamato, incredulo, a ritirare il primo premio, primo su 513. Davanti alla giuria si giustificò così per la firma apposta all’opera: «Buongiorno, mi chiamo Pierdomenico Baccalario ma tutti i miei amici mi chiamano signor Gigi».

L’ultimo libro

Un autore ironico e spiritoso che si guarda intorno, non si prende sul serio, attinge dal quotidiano, dai particolari, dai dettagli. Baccalario ha vissuto all’estero per diversi anni, ma adesso che è tornato in Italia, vive a Torino «Oggi vi ho anche portato il mio ufficio – sottolinea – è questa valigetta: dentro c’è un quaderno scritto a mano, un altro quaderno, delle penne e un computer». Gli stessi strumenti con cui ha portato a termine il suo ultimo libro “Hoopdriver, duecento miglia di libertà”. Una storia arrabbiata di un ragazzino di quattordici anni che vive i giorni della pandemia e scappa con la sua bicicletta per andare a trovare il nonno che vive 302 miglia lontano. «Un libro ambientato in tempo di Covid ma che non contiene questa parola – dice l’autore – scritto settimana dopo settimana seguendo le notizie che si avvicendavano».
Ma il giovane protagonista fugge anche per mantenere il patto che aveva fatto con il nonno, quello di rivedersi. Perché rispettare le promesse fatte è necessario. «Piuttosto promettete meno e poi leggete – si è raccomandato rivolto agli studenti – perché i libri sono come piccoli mattoncini, che ci lasciano qualcosa, che possiamo tenere sempre con noi, che nessuno può rubarci e con cui ognuno può costruire qualcosa, un sentiero, una strada, un ponte o un grattacielo». O, nel suo caso, una bellissima professione.

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