Per poter organizzare al meglio la manifestazione, l’amministrazione comunale necessita del prezioso supporto dei volontari per il coordinamento e posizionamento delle bancarelle, il servizio ai tavoli e alla cassa della tensostruttura, la vigilanza alle mostre e la laboratorio multimediale, la viabilità (parcheggi, navetta, trenino).
«Anche e soprattutto quest’anno – commenta il vicesindaco Marinella Ferrero – l’organizzazione della nostra fiera è cosa complessa, per questo abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti gli amici che vogliono riprendere a fare festa dopo questo difficile biennio». Chi fosse disponibile, può contatta il sindaco Antonello Murgia (cell. 389-9198301) o il vicesindaco (cell. 340-5813890).
La manifestazioni, che era entrata nel circuito “Ritorno alla fiera”, promosso dal GAL Basso Monferrato Astigiano per rilanciare le fiere che vantavano una matrice storica (e dal 2019 non più promozionato), vuole ricordare un tentativo di coltivare l’erba aromatica nel territorio piovatese. Nel 1945 i cognati Giovanni Robba e Giovanni De Vecchi decisero di portare la coltivazione della menta piperita a Piovà, una scelta che col senno di poi si rivelerà azzardata, in quando nella zona i terreni erano aridi e soggetti a frequenti grandinate; scelsero alcuni campi pianeggianti e ombreggiati in località Vassera, Fornace, Capustrì, Valmera.
Poiché nessuno in paese conosceva le tecniche di coltivazione della mente dovettero far venire da Pancalieri la manodopera specializzata per istruire i coltivatori del posto. Per sistemare il grande alambicco (tuttora esistente) il sindaco Enrico Barberis concedette un’area all’ingresso dell’abitato. Nel 1947, prima stagione di coltivazione, l’entusiasmo era alle stelle e tutto procedette per il meglio. L’anno dopo un nubifragio rovinò completamente il raccolto, nel 1949 fu la grandine a distruggere la coltivazione, così come nel 1950, fatti che portarono ad abbandonare la coltura.