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Piovà Massaia: quella tavola imbandita nella notte di Ognissanti

Una serata per far rivivere un’antica e ormai dimenticata tradizione del mondo contadino
La biblioteca Cardinal Massaia in occasione di Ognissanti ha proposto una serata per far rivivere un’antica e ormai dimenticata tradizione del mondo contadino: la sera del 1° novembre si lasciava sul tavolo della cucina un piatto di castagne, qualche bicchiere e una bottiglia di vino stappata, pensando che quella notte le anime dei defunti tornassero nella loro casa.

La tradizione contempla una serie di collegamenti rituali fra il mondo dei vivi e quello dei morti che nella realtà cattolica si manifesta nella notte di Ognissanti e il successivo giorno dei morti.

L’antica credenza romana del periodico ritorno delle anime dei defunti nelle loro case si riscontra ancora nel Novecento anche in Monferrato. La magica notte del 1° novembre nessuno usciva di casa per evitare brutti incontri con i morti che facevano ritorno alla loro dimora terrena. Essi sarebbero usciti dal cimitero in processione, percorrendo a ritroso la strada che dovettero fare per la sepoltura. Era opinione diffusa che in quell’occasione essi riprendessero le loro sembianze umane e per questo occorreva preparare la mensa e riscaldare la casa che visitavano.

Alle finestre si accendevano lumini per rischiarare il percorso, si lasciavano aperte porte o finestre affinché l’anima del defunto potesse entrare nella dimora dei vivi e si teneva acceso il camino perché potesse riscaldarsi. Prima di andare a dormire si apparecchiava la tavola e si lasciavano cibi rituali affinché i morti tornando nelle loro case possano rifocillarsi. Tra questi cibi quello più rappresentativo e largamente diffuso in Piemonte era la castagna. Solitamente bollite (in talune località arrostite), le castagne erano lasciate sul tavolo della cucina, sui gradini delle scale, sotto il cuscino. Il pasto poteva essere arricchito con pane, formaggio, fagioli, vino.

Nelle campagne la sera di Ognissanti le campane suonano fino a mezzanotte. Il Sinodo di Asti del 1627 ricordava che la notte precedente la commemorazione dei defunti le campane suonano in continuità. Il giorno di Ognissanti o il giorno dei morti ovunque si svolgevano (e in molti paesi si svolgono tuttora) processioni dalla chiesa parrocchiale al cimitero, dove il rito si conclude con un momento di preghiera e la benedizione delle tombe. In tutte le case la sera dei Santi la recita del rosario, solitamente da parte di un’anziana, che sgranando la corona pronunciava i Misteri in latino, storpiando in molti casi le parole, di cui non comprendeva il significato. C’era l’usanza, attestata in Alta Langa e in Monferrato, di pregare con la faccia rivolta verso una parete: questo forse per evitare che i bambini nel sentire quelle incomprensibili litanie scoppiassero a ridere.

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