Saranno aperte fino al 7 gennaio 2022 le iscrizioni al Master di primo livello in Assistenza infermieristica di famiglia e di comunità dell’Università di Torino. Master che, per la prima volta, dal prossimo febbraio sarà attivato al Polo universitario astigiano, come emerso nei giorni scorsi in occasione della conferenza stampa di presentazione convocata da Mario Sacco, presidente del consorzio Astiss che gestisce a livello amministrativo il Polo.
A parteciparvi, tra gli altri, il direttore generale dell’Asl di Asti, Flavio Boraso; il prof. Valerio Dimonte, presidente del corso di laurea in Scienze infermieristiche dell’Università di Torino; Sara Campagna, direttrice del master, e Stefania Calcari, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Asti.
«L‘emergenza sanitaria – ha sottolineato Sacco – ci ha insegnato che occorre fare squadra e progettare con le istituzioni la formazione e l’erogazione di servizi primari ai cittadini. Il master forma figure professionali con l’obiettivo di rispondere alle nuove esigenze della sanità, andando ad assistere le persone nelle realtà territoriali e nei nuclei vitali, come la famiglia. Per quanto ci riguarda, poi, in questo modo aggiungiamo un ulteriore tassello alla nostra programmazione. Infatti in questa sede stiamo lavorando su due fronti: potenziare i corsi di laurea, i master e la formazione professionale nell’ambito della salute e del benessere; creare un Polo dell’innovazione tecnologica ed enomeccanica, punto di riferimento a livello regionale, grazie alle risorse del PNRR».
Il futuro della sanità
Dagli interventi è emerso che il master è nato circa 15 anni fa, ma la sua importanza è stata evidenziata dalla recente pandemia, che ha messo in crisi un sistema sanitario ancora troppo incentrato sugli ospedali come luogo privilegiato delle cure.
Per questo motivo il Decreto legge 34 del 2020 ha previsto l’introduzione dell’infermiere di famiglia o di comunità, consentendo l’assunzione di circa 9.600 infermieri (8 ogni 50mila abitanti) per servizi sul territorio. Parimenti, la Missione 6 del PNRR prevede il potenziamento e la creazione di strutture e presidi territoriali (come le case della comunità, gli ospedali di comunità, le centrali operative territoriali), il rafforzamento dell’assistenza domiciliare e lo sviluppo della telemedicina. Attribuendo in particolare un ruolo di primo piano proprio all’infermiere di famiglia e comunità.
Questo comporta la necessità di avere personale numericamente adeguato, ma soprattutto adeguatamente formato, a svolgere la professione.
Lo scorso giugno la percentuale di infermieri di famiglia o di comunità effettivamente inseriti nei servizi sanitari territoriali era ancora decisamente inferiore rispetto a quella prevista dalla normativa (circa 1.380 al 25 giugno, rispetto ai 9.552 previsti), con una disomogenea distribuzione in Italia.
Nello specifico in Piemonte, sulla base della popolazione e della quota indicata a livello nazionale, servirebbero circa 650 infermieri di famiglia e di comunità (32 nell’Astigiano). Per questa ragione sono state aumentate le sedi di attivazione del master. «Per fare un esempio concreto – ha indicato Dimonte – il master fornisce agli infermieri quelle competenze tecniche e relazionali che consentiranno loro di farsi carico, ad esempio, delle esigenze di salute di una famiglia. Non per effettuare direttamente l’assistenza domiciliare, ma per rendere la famiglia in grado di prendersi cura di sé e saper gestire i propri malati».
A chi è rivolto il master
Il master, aperto a chi ha già una laurea triennale in Scienze infermieristiche, si svolgerà per due giorni alla settimana ogni 15 giorni per un anno e mezzo, in modo da essere compatibile anche con il lavoro. Prevede lezioni (in presenza e a distanza), tirocinio e tesi finale.
Oltre a questa opportunità, l’Università di Torino ha in cantiere, per i successivi anni accademici, l’attivazione ad Asti della Laurea magistrale di secondo livello in Scienze infermieristiche ed ostetriche e il Master di primo livello in Area critica e delle Emergenze.