Presentato l’Acqui Docg Rosé
Presentazione in grande stile mercoledì sera per l’Acqui Docg Rosé, versione non dolce dello spumante ottenuto a base delle uve brachetto. Nella cornice del Palazzo Comunale acquese il nuovo vino è stato tenuto ufficialmente a battesimo e presentato, per una degustazione guidata, ad una platea di 200 persone tra giornalisti, operatori del settore e, ovviante, anche gli orgogliosi produttori e conferitori. Un vino acquese, dal cuore astigiano però, dato che le uve brachetto vengono coltivate per la maggior parte in comuni astigiani e precisamente a Vesime, Cessole, Loazzolo, Bubbio, Monastero Bormida, Rocchetta Palafea, Montabone, Fontanile, Mombaruzzo, Maranzana, Quaranti, Castel Boglione, Castel Rocchero, Sessame, Castelletto Molina, Calamandrana, Cassinasco e Nizza Monferrato.
Da un’idea di Bersano del 1952
Oltretutto fu proprio da Nizza che nel 1952 da un’idea di Arturo Bersano si cominciò a produrre la versione spumante di queste uve. Paolo Ricagno, presidente del Consorzio di Tutela del Brachetto ha rimarcato le caratteristiche originali di un prodotto che si presenta come il primo spumante naturalmente rosè e a denominazione d’origine controllata e garantita. «Sono questi – ha detto Ricagno – elementi distintivi che danno un valore aggiunto fortissimo».
Il comparto sta soffrendo una crisi
Il presidente del Consorzio ha pure ricordato le difficoltà di un comparto che, dopo anni di grandi successi, sta soffrendo una crisi che ha portato un drastico taglio delle rese a 36 quintali per ettaro. «Ma l’Acqui docg Rosè sta già riscuotendo interesse e sono certo che già dalla prossima vendemmia le rese possano alzarsi a 50 quintali per ettaro» ha sostenuto Ricagno.
Una prospettiva ottimistica supportata da azioni concrete che il presidente consortile ha annunciato come una vera svolta nel mondo del Brachetto: «È alle porte la modifica del disciplinare che prevede l’imbottigliamento dell’Acqui docg Rosè anche fuori dalla zona di produzione».