Due date importanti a distanza di pochi giorni per il mondo dei lavoratori: il 28 aprile (giornata mondiale della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro) e la Festa del Primo Maggio che danno spunto all’Anmil (Associazione azionale mutilati ed invalidi del lavoro) di fare il punto sulla situazione della loro attività.
Partendo dai numeri ufficiali sugli infortuni. In Piemonte sono già 6.608 gli infortuni denunciati in questi primi mesi del 2023 e di questi, sono già 13 quelli mortali. Un dato che supera già di gran lunga quello che era stato il dato, per lo stesso periodo (i mesi di gennaio e febbraio), del 2022 con 4 lavoratori deceduti sul posto di lavoro. Per quanto riguarda la nostra provincia, Asti non ha fatto segnare infortuni mortali in questi primi mesi ma, in compenso, ha fatto raddoppiare il numero di malattie professionali denunciate che sono passate dalle 12 del 2022 alle 24 del 2023.
A livello nazionale, nel 2021, secondo l’ultima Relazione annuale Inail, sono stati denunciati oltre 560.000 incidenti sul lavoro, di cui 1.361 mortali. Un numero impressionante, che ha proseguito a crescere anche nel 2022, con un aumento delle denunce di quasi il 30% rispetto all’anno precedente.
I primi mesi del 2023 purtroppo non sono stati da meno: tra gennaio e febbraio di quest’anno sono stati denunciati oltre 86.000 infortuni, di cui 100 mortali.
Il prossimo 19 settembre l’Anmilcompirà 80 anni: «Come Presidente dell’Anmil di Asti – afferma Roberto Sardo – guardo ai dati sul fenomeno infortunistico con crescente preoccupazione e per questo ritengo, innanzitutto, che si debba tornare a parlare con serietà anche della tutela delle vittime e delle loro famiglie, che spesso sembra essere poco considerata.
Dietro i freddi dati su infortuni e malattie professionali ci sono infatti le storie personali di donne e uomini che, in un giorno di lavoro come tanti, hanno visto la loro vita cambiare per sempre e alle quali dovrebbe essere garantita la migliore tutela sia dal punto di vista delle prestazioni economiche, che da quella delle prestazioni sanitarie, fino al reinserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro.
Gli ultimi anni non sono stati affatto facili per le politiche pubbliche, ma invalidi del lavoro e le loro famiglie non possono attendere oltre, considerato che la gran parte della normativa che regola le prestazioni a cui hanno diritto è contenuta in un Testo Unico del 1965, ormai non più al passo con la società ed il mercato del lavoro di oggi».
Viene fornito anche un dato poco conosciuto ma molto significativo, ovvero il bilancio di gestione dell’Inail che da molti anni si chiude con oltre un miliardo di euro di avanzo che vanno a confluire nelle casse dello Stato.
«Alla luce di questa situazione – prosegue Sardo – sarebbe auspicabile, insieme naturalmente ad investimenti in prevenzione, un adeguamento e un miglioramento della tutela in favore degli assistiti e dei familiari superstiti, in modo tale da impiegare utilmente alcune risorse che poi a fine anno andrebbero altrimenti ad incrementare l’avanzo di gestione Inail».
Sicuramente molto è stato fatto, ma i numeri parlano di un problema tutt’altro che risolto, che ha probabilmente radici troppo profonde nella nostra cultura per essere sconfitto solo a colpi di norme e regolamenti.
Sullo sfondo, una costante mancanza di informazione e formazione, frutto di una visione puramente burocratica della sicurezza.
L’attuale contesto lavorativo e la forte impennata di incidenti e morti sul lavoro, che hanno purtroppo coinvolto anche giovani studenti nei percorsi di alternanza scuola-lavoro, richiedono infatti un deciso intervento sul fronte della formazione e dell’informazione, scrivono dall’Anmil.
«La nostra Associazione ha sviluppato in questo campo un’esperienza più che ventennale ed ha dato vita ad attività di sensibilizzazione contro infortuni e malattie professionali, che consiste nel portare le testimonianze delle vittime di questi eventi, coinvolgendo anche vedove e madri che hanno perso mariti e figli a causa del lavoro, con la certezza che solo così si riesca ad incidere in maniera molto profonda sui comportamenti e sulle coscienze individuali.
In questi ultimi anni abbiamo incontrato migliaia di studenti e lavoratori e molte grandi e piccole aziende si rivolgono a noi ormai costantemente per avere le nostre testimonianze all’interno dei loro programmi formativi su salute e sicurezza».