È un’amara sorpresa quella che il direttore generale dell’Asl AT, Giovanni Gorgoni, ha appreso pochi giorni fa ricevendo, su sua «insistente richiesta» il cronoprogramma dei lavori all’ex Maternità finanziati con il Pnrr. Nell’edificio è prevista la costruzione di un Ospedale di comunità, di una Casa di comunità e della Centrale operativa territoriale (Cot), ma con il cantiere non ancora aperto, sebbene già appaltato, si sa fin da oggi che non potranno essere rispettati i tempi di consegna e collaudo previsti dal Pnrr, entro il 31 marzo 2026. Non solo, che si potesse sforare sui tempi pare fosse già intuibile alla firma dell’aggiudicazione dei lavori e, tanto per aggravare la situazione, anche i soldi del Pnrr non bastano a coprire i costi perché ne servirebbero almeno il doppio, se non più del triplo per completare anche un secondo lotto dove allestire un hospice. Ciliegina sulla torta, nell’edificio è stato scoperto anche l’amianto che comporterà un ulteriore aggravio di spese e l’allungamento dei tempi del cantiere.
Direttore, cosa sta capitando nel recupero dell’ex Maternità?
La scoperta l’abbiamo fatta la scorsa settimana e la prima impressione è che sia stata fatta una progettazione incoerente o inverosimile per quanto riguarda il finanziamento dell’opera rispetto al reale fabbisogno. Poi, è spuntato fuori il classico imprevisto, in questo caso la presenza dell’amianto, ma quello è il meno.
Può essere più preciso sulle criticità riscontrate e perché l’opera non potrà essere consegnata nei tempi del Pnrr?
C’è una reale impossibilità di realizzare l’intervento con i fondi del Pnrr, circa 3 milioni previsti, perché è richiesto il collaudo entro un anno da oggi. In caso contrario si sforerebbe sui tempi dettati dall’Europa e quindi il finanziamento non verrebbe più erogato. Ma il problema è che, da cronoprogramma che ho avuto solo pochi giorni fa, sono previsti 820 giorni di cantiere. 820 giorni che erano già preventivati a settembre 2023 quando venne firmato il contratto per effettuare i lavori. Basta fare due calcoli e si capisce che, anche avviando il cantiere a inizio 2024, sarebbe mancato il tempo. Forse si immaginavano proroghe, ma l’Europa non ragiona all’italiana. Aggiungiamoci che i 3 milioni previsti non sono sufficienti perché ne occorrono almeno 6. Io ho trovato gli altri 3 grazie ad una interlocuzione con la Regione, ma adesso non possiamo più contare sui primi 3 del Pnrr. Inoltre il contratto con la ditta prevede il pagamento di 3 milioni, non 6. Se pagassi 6 milioni si configurerebbe un danno erariale.
Poi è spuntato l’amianto.
Sì, ma quello è gestibile. La bonifica richiede 3 mesi circa, ma occorrono 600.000 euro in più che metterebbe l’Asl dal suo bilancio, in quanto parliamo di un’opera fondamentale e strategica per il territorio. Ma il tempo non possiamo “comperarlo” e in Sanità il tempo è sempre la componente fondamentale a tutti i livelli. Si può andare a caccia di denaro, ma non di tempo. Pensi che per i collaudi occorrono fino a 6 mesi. Se volessimo tentare di stare nei tempi del Pnrr significherebbe chiudere il cantiere, che ora è congelato per i motivi spiegati, entro il 31 dicembre di quest’anno.
Lei è appena arrivato e si è trovato, improvvisamente e senza colpe, a dover gestire questa emergenza. Come intende procedere?
Innanzitutto preciso che la Regione è stata subito informata di tutto e che ho avviato un’indagine per capire come sia stato possibile prevedere quel cronoprogramma con quei finanziamenti. Per l’ex Maternità il Pnrr è andato, ma ora occorre che la politica trovi una soluzione alternativa. Oltre ai 3 milioni “extra”, si potrebbero usare fondi europei per lo Sviluppo e la Coesione non ancora spesi.
Come procedono, invece, le altre opere del Pnrr di competenza dell’Asl?
Per quanto riguarda la Casa della Comunità di Canelli, intervento da 1.420.000 euro, il cronoprogramma va avanti nel rispetto delle scadenza al 31 marzo 2026. Anche la Casa della Comunità di Villafranca, con un Pnrr da 1.436.000 euro, procede senza intoppi. Idem per la Casa della Comunità Hub di Calliano Monferrato, che prevede lavori per 1.634.000 euro e che include le sedi di Montemagno e Castello di Annone. Anche qui la scadenza è confermata nei tempi previsti.
Con il Pnrr l’ospedale Massaia avrà tante nuove apparecchiature diagnostiche.
Il Pnrr prevede varie linee di intervento. L’obsolescenza delle apparecchiature è un problema abbastanza generalizzato, ma il Pnrr ci consente di rifare il “parco macchine” grazie a un investimento complessivo di 5.600.000 euro. L’acquisto più costoso, per 1.700.000 euro, è quello di un acceleratore lineare per la radioterapia. Poi due nuovi apparecchi per la risonanza magnetica del valore di 1.000.000 di euro l’uno, quindi un angiografo da 400.000 euro e il tomografo computerizzato per la Tac da 500.000 euro. A questi si aggiungono sei ecografi per quasi 200.000 euro e anche due mammografi per 140.000 euro.
Altri interventi importanti che l’Asl finanzierà con il Pnrr?
Con la linea della digitalizzazione del Dea, quindi parliamo soprattutto di informatica, realizzeremo, tra gli altri progetti, la “Rete Ictus” per la gestione tempestiva di questa patologia tempo-dipendente. Da sola vale 5.700.000 euro.
Tornado all’ex Maternità, si parlava di hospice, ma con la situazione che si è configurata c’è il rischio che sfumi tutto.
L’ospedale della Valle Belbo avrà i letti hospice già attivi a Nizza, ma occorre una ridistribuzione più ragionevole in maniera da servire meglio il centro nord della provincia. Al momento stiamo discutendo con la Regione di aprire un hospice, con una decina di posti letto, all’interno del Cardinal Massaia. La considero una soluzione transitoria perché l’hospice non è un servizio ospedaliero. Certo sarebbe meno peggio che mandare i pazienti fuori provincia o farli restare a casa. Intanto vogliamo attivare il servizio che coinciderebbe con l’adozione della rete aziendale delle cure palliative. L’ex Maternità sarebbe il luogo più indicato, per mille motivi, a ospitare l’hospice. Però per realizzare tutto, quindi anche il secondo lotto sull’edificio, occorrerebbero in totale 12 milioni euro.
[nella foto l’ex Maternità di Asti – foto J.R.]