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Attualità
Ospedale di Asti

Pronto Soccorso di Asti: arrivano i medici “a gettone”

Da aprile accordo con una cooperativa per attingere i medici necessari per coprire tutti i turni. Tratteranno i codici bianchi e verdi

Domani è il primo aprile e anche al Pronto Soccorso dell’ospedale di Asti arriveranno i medici cosiddetti “gettonisti”, ovvero non strutturati nell’Asl ma inviati su chiamata per riuscire a coprire i turni che non è possibile completare con i dipendenti.
Una formula che non è affatto una novità in Piemonte, anzi Asti è una fra le ultime Asl a dovervi ricorrere.
Il perchè lo spiega il direttore generale Flavio Boraso: «Non abbiamo abbastanza medici urgentisti per coprire tutti i turni in Pronto Soccorso. Prima abbiamo tentato tutti gli altri percorsi: concorsi per assunzioni, incarichi a liberi professionisti, richiami di medici in pensione, offerte agli specializzandi e agli stessi dipendenti Asl affinchè a 100 euro l’ora si spostassero sui turni del Pronto Soccorso. Qualcuno ha accettato, ma non basta a garantire le ore di presenza sia al Pronto Soccorso di Asti che al Punto di Primo Intervento di Nizza. Così siamo ricorsi anche noi ai gettonisti che si occuperanno dei soli codici bianchi e verdi».
L’Asl ha stretto un accordo con la Cooperativa Novamedica con un compenso intorno ai 120 euro per ogni ora di servizio medico prestato.
«Non c’erano alternative – spiega Boraso – O meglio ce n’era una: chiudere i reparti e spostare i medici al Pronto Soccorso che deve garantire i turni 24 ore su 24 ogni giorno dell’anno. Ma è evidente che non era praticabile».
Una specialità, quella di medicina d’urgenza, fra le meno appetibili di tutte.
«Quest’anno circa il 20% delle borse di studio di questa specialità sono andate deserte – prosegue Boraso – Ma non è la sola. All’ospedale di Asti lavorano già dei medici “gettonisti” in Pediatria, anche se con le nuove assunzioni in vista dovremmo riuscire a farne a meno e in Anestesia-Rianimazione, altra specialità in cui si registrano forti carenze».
Carenze che, spiega ancora Boraso, sono derivate da un modello organizzativo che penalizza la medicina d’urgenza: «A parità o quasi di stipendi, sono medici con turni molto impegnativi, non sufficientemente retribuiti, con alti rischi legali».
A questo si aggiunge una generalizzata età media dei professionisti sanitari piuttosto alta e vicina alla pensione e all’alta mobilità dei medici di pronto soccorso che, con così grande offerta di posti di lavoro, appena possono si trasferiscono in luoghi più vicini a casa o in città più attrattive.

 

«Quello non è un reparto, ma una trincea»

Ma perchè così pochi medici scelgono il Pronto Soccorso? La risposta arriva da un medico astigiano che di medicina d’urgenza ne ha “masticata” per circa 20 anni come medico dipendente al Pronto Soccorso dell’ospedale di Asti e oggi invece medico di base.

«Quello non è un reparto di ospedale, ma una trincea vera e propria – racconta – fai turni massacranti di 12 ore in cui non sai mai chi ti arriverà, cosa dovrai affrontare e soprattutto quale sarà l’approccio di pazienti e parenti. Così ogni volta». Non è un posto per giovani medici, perchè bisogna essere specialisti o aver maturato almeno 5 anni di esperienza.
Ma le ragioni più profonde che lo rendono poco attrattivo è l’ambiente di lavoro. «Le aggressioni, fisiche e verbali sono all’ordine del giorno – prosegue Pelissero – e vi è un fortissimo turn over del personale. E poi i rischi: insieme ai ginecologi, ai chirurghi e agli anestesisti, gli urgentisti sono i medici che ricevono più denunce penali e questo comporta forti spese legali, assicurative, stress e tempo dedicato alle esigenze delle Procure e alla preparazione della propria difesa». E da punto di vista economico tutto questo non è riconosciuto.
«Tanto per dare un’idea – prosegue Pelissero – con otto turni al mese, un gettonista guadagna tanto quanto il medico strutturato che di turni ne fa di più». E questo è uno dei vantaggi del gettonista. Svantaggi? «E’ un po’ come essere sempre un medico in un posto nuovo, non sai subito dove mettere le mani. Però puoi contare su team infermieristici esperti e, soprattutto, le cooperative tendono a mandare comunque sempre gli stessi gettonisti negli stessi ospedali in modo da garantire una continuità assistenziale».
Indicando i due fattori che mettono in crisi ogni Pronto Soccorso: gli accessi impropri senza adeguate scremature preventive che affollano le strutture e la medicina difensiva che porta a numerosi esami diagnostici sotto la forte pressione del timore di risvolti legali futuri.

I sindacati critici

L’arrivo dei medici gettonisti al Pronto Soccorso di Asti ha rappresentato l’occasione per rinnovare, da parte dei sindacati, le preoccupazioni sul futuro della sanità astigiana.
«Ad Asti parliamo ora di gettonisti, ma in altre città se ne parla da mesi se non da anni – dichiara Gabriele Montana, segretario Nursind di Asti – Ma perchè succede tutto questo? Il problema riguarda tutta la nazione e si chiama definanziamento della sanità pubblica. In generale, nell’ultimo decennio le politiche sia di destra che di sinistra – prosegue Montana – hanno solo tagliato fondi al sistema sanitario nazionale, così accade che i medici guadagnano poco, gli infermieri guadagnano poco e scappano dal pubblico per trovare occupazione nel privato, o addirittura migrano per lavorare all’estero. Il pubblico insomma sta diventando meno appetibile mentre in uno Stato civile e costituzionale come il nostro, il bene della sanità e dell’istruzione dovrebbero essere gestiti dal pubblico e non dal privato».
Molto critico anche il segretario Cgil di Asti Luca Quagliotti.
«Comunque la si voglia mettere, qui stiamo parlando di privatizzazione della sanità e noi non possiamo che esserne profondamente contrari. Vero che non ci sono abbastanza medici ma questo non è altro che una conferma dell’incapacità di programmazione a livello statale. Presto avremo di nuovo carenze anche nel settore infermieristico. Necessita dunque una programmazione diversa per quanto riguarda medici specialisti, non solo degli urgentisti.
E poi l’altra questione riguarda i concorsi. Vero che si fanno e vanno deserti, ma perchè facendo i gettonisti si guadagna di più lavorando di meno. Anche in questo caso basterebbe alzare salari e creare situazioni di lavoro migliori. Noi pensiamo – conclude Quagliotti – che il ragionamento sui medici gettonisti debba essere totalmente rigettato e pensiamo che ci sia anche un rischio per l’utenza in mancanza di “regole di ingaggio” sicure perchè, ad esempio, non sappiamo se chi arriva a coprire un turno in Pronto Soccorso non abbia appena smontato da un altro».

 

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