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Il caso

Pronto Soccorso di Asti, polemica sulla visita senza attesa ricevuta da un assessore regionale

Il diretto interessato conferma l’accesso ma dice: «Sono passato quando mi hanno chiamato i medici, senza fare alcuna pressione, come un cittadino qualunque». Interpellanza dei consiglieri di minoranza Malandrone e Bosia

Una lettera strana quella che è arrivata all’Ufficio Protocollo del Comune di Asti che conteneva documentazione sanitaria relativa ad un verbale di dimissione del Pronto Soccorso del Cardinal Massaia riguardante la visita di un “noto politico astigiano in Regione Piemonte” avvenuta nell’aprile dello scorso anno.

Il giallo è presto svelato. Si tratta del vicepresidente della Regione Fabio Carosso.

Lo sdegno che l’anonimo mittente voleva sottolineare riguardava la tempistica con la quale Carosso ha effettuato il suo passaggio al Pronto Soccorso: accesso alle 9,30 con assegnazione di un codice verde, quindi non urgente, visita immediata e dimissioni alle 9,42, sempre secondo il verbale contenuto nella busta inviata in Comune.

«Ricordo quell’accesso al Pronto Soccorso di Asti perchè non stavo bene – dice Carosso – ma non ho assolutamente chieste a niente e nessuno una corsia preferenziale. Come tutti sono entrato, mi sono presentato al triage, ho spiegato i sintomi e mi sono seduto in sala d’attesa ad attendere il mio turno. Poco dopo mi hanno chiamato, come fanno con tutti quanto tocca a loro, mi hanno visitato e dimesso. Finchè mi si attacca sul piano politico sono pronto a difendermi e a rispondere, ma qui siamo ben oltre, visto che mi si chiede conto della mia salute».

Ed in effetti l’aspetto molto preoccupante di questa vicenda è che un documento sanitario sensibile sia stato divulgato.

La lettera con mittente anonimo diventa però subito anche un caso politico.

I consiglieri di minoranza del Comune di Asti Mario Malandrone e Mauro Bosia, senza fare il nome del vice presidente Carosso hanno già preparato e presentato un’interpellanza al Sindaco e al Consiglio comunale in cui chiedono che Rasero si faccia portavoce presso il direttore generale dell’Asl di Asti e del suo direttore sanitario per verificare innanzitutto l’autenticità del verbale inviato in forma anonima.

In caso affermativo, se è vero che era stato assegnato un codice verde, chiedono che la direzione generale Asl dissipi ogni sospetto circa l’uso di “due pesi e due misure” a seconda dei cittadini che si rivolgono al Pronto Soccorso e, più in generale ai servizi erogati dall’azienda sanitaria.

«Da mesi la sanità pubblica si dibatte in gravissimi problemi che determinano per tutti i cittadini lunghi tempi di attesa per ogni tipo di restazione, code ed estenuanti attese nei Pronto Soccorso, in molti ambulatori specialistici e in tante sale diagnostiche – scrivono Malandrone e Bosia – In questi giorni non sono mancate le esternazioni di autorevoli esponenti della giunta regionale Cirio e anche il suo vice Fabio Carosso non ha fatto mancare la sua voce a difesa della sanità pubblica asserendo che la stessa “è la priorità di questa amministrazione regionale come confermno il piano straordinario di recupero delle liste d’attesa”.

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