Il mistro Patroni Griffi: «ora si rischia situazione di caos istituzionale con mancati risparmi, la lievitazione dei costi a carico di Comuni e Regioni e il blocco della riorganizzazione periferica dello Stato». E poi i mutui contratti dalle province con banche e soprattutto Cassa depositi e prestiti. «Dovranno subentrare regioni o comuni o dovranno essere frazionati; altri problemi riguarderanno il trasferimento del personale, dei finanziamenti, dei beni immobili… »
Il decreto sul riordino delle province finisce alle ortiche e non sarà convertito in legge nei tempi stabiliti. Ieri notte la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha deciso allunanimità di fermare liter del decreto che avrebbe soppresso numerose province, tra cui quella di Asti, accorpandole con altre più grandi. La decisione è stata presa valutando la mole di sub emendamenti, oltre 140, la cui discussione avrebbe rallentato i lavori e, con molta probabilità, stravolto il senso della legge, già di per sé solo più una copia sbiadita di quella originale.
Adesso si rischia proprio quel caos che la conversione in legge del decreto avrebbe voluto evitare. Il governo ha fatto ciò che doveva fare, ma la situazione non si poteva sbrogliare come del resto hanno confermato questa sera i capigruppo in Commissione. Il governo ha fatto insieme al Parlamento un buon lavoro fino alla spending review ha commentato il ministro Patroni Griffi ma poi si sono imposti alcuni giochi in Parlamento. Oggi i capigruppo in Senato si troveranno per studiare eventuali ipotesi per uscire dal pasticcio in cui si è finiti.
Che succede ora? La Provincia di Asti doveva essere abrogata.
Uno studio del ministero prevedeva una «situazione di caos istituzionale con mancati risparmi, la lievitazione dei costi a carico di Comuni e Regioni e il blocco della riorganizzazione periferica dello Stato».
C'è poi la questione finanziaria legata ai mutui. Il decadimento del provvedimento si riverbera sui «mutui contratti dalle province con banche e soprattutto Cassa depositi e prestiti: a questi dovranno subentrare regioni o comuni o dovranno essere frazionati; altri problemi riguarderanno il trasferimento del personale, dei finanziamenti, dei beni immobili».
Il ministro della pubblica amministrazione Patroni Griffi chiosa: «A questo punto e nella situazione che si é creata, spetta solo alle forze politiche decidere se portare avanti e concludere il riordino delle province con il loro dimezzamento e la razionalizzazione delle relative funzioni, o se arrestare il processo» in questione.