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“Puccia” stellata nella cucina dei profughi
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“Puccia” stellata nella cucina dei profughi

Proprio la famiglia Fassi, Pina, Piero e Maura Fassi, da chef stellati hanno saputo fare rivivere, per una sera, la tradizione di un piatto povero della tradizione di Langa astigiana come la “Puccia”

Il centro di accoglienza Villa Quaglina è diventato, per una sera, la sala di un ristorante stellato e ha visto il ritorno ai fornelli di Pina, Piero e Maura Fassi, grandi firme della ristorazione astigiana che si sono esibite davanti a un gruppo di commensali d’eccezione.

Così il centro di accoglienza profughi e rifugiati Villa Quaglina si è trasformato, per una notte, in ristorante blasonato.

A questa serata così particolare non sono voluti mancare gli ospiti d’onore, dal prefetto Paolo Formicola, al presidente della Fondazione Mario Sacco, al presidente dell’Ordine degli Ingegneri Marco Allegretti all’assessore Piero Vercelli. Per una sera, poi, hanno condiviso la tavola e, badate bene, senza sfidarsi, anche i candidati sindaci Massimo Cerruti (5stelle), Angela Motta (Pd) e Maurizio Rasero (centrodestra).

«Siamo davvero contenti di questa serata – afferma Alberto Mossino presidente del Piam – primo perché valorizza le eccellenze agroalimentari locali, dove il mais ottofile viene piantato, lavorato e raccolto dai ragazzi e poi macinato a pietra per mantenere al massimo le sue caratteristiche. L’integrazione, poi, ha un senso solo quando si creano valore e lavoro. Infine avere la famiglia Fassi qui a cucinare per noi è stato davvero il più bel regalo che potessimo ricevere».

Proprio la famiglia Fassi, Pina, Piero e Maura Fassi, da chef stellati hanno saputo fare rivivere, per una sera, la tradizione di un piatto povero della tradizione di Langa astigiana come la “Puccia”.

«Tutto semplice – ha raccontato un divertito Piero Fassi – ho assaggiato questa polenta meravigliosa, erano quarant’anni che non ne mangiavo di così buona e sono venuto a cercare Alberto. A quel punto era normale venire a cucinarla una sera. Naturalmente ho chiesto il permesso a mia moglie e così alla fine è finita che han fatto tutto loro e io ho solo guardato».

Se il motto che la città di Asti sta cercando, un po’ faticosamente, di portare avanti è “storie di bellezza” questa era proprio una di quelle da raccontare. Dove le farine biologiche, c’è quella ricavata dal mais ottofile ma non mancano i grani storici, sono ricavate dalle coltivazioni dei campi di Villa Quaglina sotto l’attenta supervisione di Cesare Quaglia di Variglie.

Non è un caso che il mais otto file fosse definito “melia du re” proprio per le caratteristiche organolettiche fuori dal comune e per un editto di Vittorio Emanuele che consigliava caldamente la semina di questo particolare granturco, dal colore rosso. Ora coltivato nei campi adiacenti al centro dai richiedenti asilo e trasformato in farine in vendita che rappresentano un esempio di integrazione riuscita basata sul lavoro e sulla valorizzazione del territorio.

Ad affiancare Pina, Piero e Maura Fassi ai fornelli le neo cuoche Affiong, Ola, Waafaa fresche di diploma. Il ricavato della serata verrà devoluto al progetto Asti Senegal.

Lodovico Pavese

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