Asti: continua la querelle sulla volontà del Comune di trasformare un terreno a servizi in commerciale per poi venderlo
Mentre la petizione on line “No al nuovo centro commerciale, sì ad ambiente e valorizzazione della nostra città”, sul sito Change.org, ha superato le 600 adesioni e crescono le richieste al sindaco di aprire un confronto sulla conversione dei terreni nei pressi del Borgo dove, in futuro, potrebbe nascere un nuovo maxi centro commerciale, la consigliera Angela Quaglia (CambiAMO Asti) interviene sul caso contestando la scelta dell’amministrazione perché «fa acqua da tutte le parti». Il terreno del Comune, che l’Ente vorrebbe vendere dopo averlo trasformato da “servizi” a “commerciale”, si estende su 45.000 mq per una superficie effettiva di 12.000 mq destinati alla vendita. L’iter di modifica della destinazione d’uso è già in corso, ma la pratica non è ancora approdata in Consiglio comunale. Lo farà in autunno.
Le critiche della consigliera Quaglia
«Il terreno su cui atterrerebbe il megasupermercato era stato espropriato, in parte, per costruirvi il Palazzetto dello Sport – ricorda Quaglia – Forse il Palazzetto ipotizzato era troppo grande per la città (lo si poteva ridimensionare), ma certamente la collocazione era più idonea di quella che è stata indicata successivamente (piazza d’Armi, al Pilone). L’idea, però, che al posto del Palasport ci si possa costruire un supermercato lascia di stucco. Intanto perché l’attuale amministrazione aveva garantito in campagna elettorale che non avrebbe consentito un metro quadro in più di grande distribuzione. E gli impegni sono impegni… il resto sono promesse da marinaio (come quella dello smantellamento del campo nomadi). Ma le ragioni sono anche altre». La consigliera di minoranza si chiede se davvero Asti abbia bisogno di una nuova struttura commerciale: «A chi serve? Le strutture di vendita non mancano: – aggiunge – da quelle più grandi a quelle intermedie, fino ai piccoli supermercati sotto casa che tanto sono stati utili in questi mesi e che lo sono tutti i giorni, specialmente per le persone anziane. Che ne sarà dei negozi del centro? Già non si trovano facilmente negozi di generi alimentari per le persone che non usano la macchina e che devono fare acquisti ridotti tutti i giorni, ma anche gli altri negozi, con un’ulteriore concorrenza di una piattaforma commerciale, sarebbero costretti a chiudere. E di negozi chiusi ad Asti ce ne sono anche troppi».
“Chi sarà il beneficiario della variazione di destinazione d’uso?”
E aggiunge: «I terreni di proprietà del Comune non mi pare siano così ampi: chi diventerà, oltre al Comune, il beneficiario della variazione di destinazione d’uso? Abbiamo tanti immobili vuoti e degradati: perché non pensare di valorizzare qualcuno di questi senza andare ad occupare altro suolo? Non si pensa che il bacino di utenza astigiana sia più che saturo e che la “torta” degli acquisti non possa andare al di là del nostro territorio? Ogni città ha già il suo centro commerciale e con l’avvento dell’e-commerce ce ne sarà sempre meno bisogno. Perché costruirne altri? Anche a Isola c’è un centro commerciale ma lo si vede non così affollato passando sulla tangenziale. Vogliamo fare in modo che anche il Borgo si avvii verso il declino?»
Per questi motivi Quaglia invita il sindaco «a non imbarcarsi (e non imbarcare la città) in una soluzione che guarda all’oggi (soldi freschi per il Comune), ma non tiene conto del futuro e che manca di una visione di prospettiva, economica e sociale».