“Che cosa succede alla Banca di Asti? Dov’è la politica?”: Luca Quagliotti, segretario della Cgil di Asti, rompe il silenzio attorno alle vicende degli ultimi giorni. Il presidente della Fondazione CrAsti, Livio Negro, in un incontro pubblico con amministratori e rappresentanti delle associazioni, ha “scoperchiato il pentolone”. “Gli investimenti fatti in passato dalla Fondazione, soprattutto quelli nella Banca di Asti, non sono sufficientemente remunerativi” ha detto in sostanza, confermando nel contempo la fiducia “in una Banca solida e molto ben patrimonializzata”.
Esordisce Quagliotti: “Quello che leggiamo, ed anche ciò che non leggiamo, ci preoccupa molto. Da un lato sembra ci sia uno scontro in atto tra vertici della Fondazione e vertici della Banca, dall’altro si intravede una possibile volontà di “scalata” da parte di altri istituti bancari che mirano ad ampliarsi. La prima impressione si evince dalle dichiarazioni del Presidente della Fondazione e dalle non dichiarazioni del Presidente della Banca. La seconda impressione nasce dal fatto che Banca di Asti è azionista, ci risulta l’unica banca di piccole dimensioni, di Banca d’Italia, è ben patrimonializzata ed è solida, cosa non comune in questo Paese, quindi appetibile”.
Le dichiarazioni di Negro circa la necessità da parte della Fondazione di cedere parte delle quote della Banca ha aperto diversi scenari, per ora solamente mormorati.
Quagliotti punta l’attenzione proprio sull’ipotesi di cessione della Banca: “È meglio però che sia chiaro il quadro di insieme. Ovviamente dipenderà da come sarà composto l’asset societario, ma in tutte le acquisizioni che ci sono state in questi anni, abbiamo avuto chiusure di sportelli. Banca diAsti è presente in 48 Comuni della nostra Provincia e rappresenta l’ultimo baluardo, unitamente a Poste Italiane, contro ladesertificazione dei servizi, contro la diminuzione di forza lavoro (la Banca di Asti oggi occupa circa 1600 lavoratori di cui 450 nella sede di Asti) e contro una smisurata spinta alla digitalizzazione. Una situazione di questo genere sarebbe disastrosa per chi oggi è occupato all’interno della Banca ma anche in una prospettiva occupazionale futura”.
Quagliotti a questo punto chiama in causa la politica: “Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, troppe volte in questa Città ed in questa Provincia la politica ha guardato da altre parti mentre venivano compiute scelte disastrose per il nostro territorio; la vicenda della Casa di Riposo di Asti è emblematica, è quindi necessario che chi Governa la città, ed indica i vertici dei due Istituti, dia chiari indirizzi sul futuro della Banca e della Fondazione.
Immaginiamo già quale possa essere l’obiezione: Banca e Fondazione sono autonome, la politica non può fare nulla. Se fossero realmente autonome non sarebbe il Sindaco ad indicarne i componenti nei rispettivi CdA, pertanto non va bene che la politica agisca solo quando ci si assume la responsabilità di dare posti di sottogoverno e, al contrario, che la politica subisca quando si tratta di governare. Dalle future scelte dipende anche il futuro della Città di Asti e di gran parte della nostra Provincia”.