Con la seconda e definitiva bocciatura del ricorso, questa volta al Consiglio di Stato, sembra tramontare il progetto di impianto di smaltimento fanghi proposto da privati nell’area dell’ex fornace di Quaranti. «Viene respinta la domanda di annullamento della variante urbanistica che recepisce i limiti agli insediamenti industriali, come da sito Unesco, adottata nell’intero territorio dell’Unione collinare “Vigne e vini” il 25 ottobre 2021 – ha precisato in una affollata riunione all’ex asilo Gianfranco Calvi, presidente del Comitato Oltre – Con quella in essere, l’impianto non si farà».
La sentenza accoglie però anche la domanda di risarcimento pretesa dall’azienda privata. Quali le ragioni? «Risulta dovuto, in cifre si andranno a definire, poiché secondo i giudici le leggi regionali che dettavano queste condizioni erano già in essere all’epoca del primo protocollo d’intesa del 2018 tra il Comune di Quaranti, allora sindaco Alessandro Gabutto, e l’azienda privata». Altro grande problema che rimane da risolvere sono i circa 10 mila metri quadri di amianto sul tetto dell’ex fornace, chiusa dal 1983. «La bonifica è stata già richiesta via ordinanza ai privati, proprietari dell’immobile, dal sindaco Giuseppe Pigella, ma mai eseguita – ha precisato Calvi – Su questo chiederemo aiuto a esperti».
L’invito da Fabio Isnardi, presidente uscente dell’Unione collinare, è non lasciare solo il paese di Quaranti: «Il territorio ora ha bisogno di idee su come rimuovere l’amianto, una necessità, e per ragionare concretamente su una nuova destinazione per la grande struttura».