Se l’arrivo di agosto per molti è sinonimo di vacanze, per i ciechi e gli ipovedenti della provincia di Asti è sinonimo di totale immobilità
Se l’arrivo di agosto per molti è sinonimo di vacanze e di stacco dal lavoro, per i ciechi e gli ipovedenti della provincia di Asti è sinonimo di totale immobilità. O meglio, di totale “non mobilità”. Confermato anche nel 2016, infatti, per il quarto anno consecutivo, il blocco del trasporto extraurbano su gomma per ragioni di contenimento dei costi. Ad agosto non sarà attiva nessuna delle linee di autobus da e per Asti.
«E noi, che viaggiamo solo in treno ed autobus, saremo costretti a stare chiusi in casa» è il sintetico ma efficace commento di Adriano Capitolo, presidente provinciale della Fand (Federazione nazionale delle associazioni di persone con disabilità). Quello dello stop dei trasporti ad agosto è un problema che ogni anno, da quando è stato deciso, viene sollevato non solo dai ciechi, ma anche da altre categorie di disabili che possono muoversi in autonomia ma non guidare un’auto. E i mezzi pubblici sono lo strumento con il quale possono condurre una vita il più possibile vicina a quella di chi la disabilità non ce l’ha.
Per quanto, anche così, nonostante i ripetuti appelli e le leggi, nazionali e sovranazionali che da decenni ormai impongono gli abbattimenti delle barriere architettoniche, siano ancora tantissimi gli ostacoli e i pericoli dovuti alle mancate applicazioni corrette dei dispositivi studiati per “guidare” i disabili in città.
Tabelloni in stazione con orari illeggibili
Anche solo limitandosi esclusivamente ai trasporti e, in questo ambito, alla stazione ferroviaria di Asti e Movicentro, sono tantissime le cose “che non vanno”. Ad illustrarle una delegazione di ciechi e ipovedenti guidati dal presidente dell’Unione Ciechi di Asti Mario Alciati e dallo stesso Capitolo accompagnati da Lorenzo Mischiatti dell’Anmil, da Paolo Graziano dell’Anmic e da Sara Vergano, dipendente dell’assessorato ai Servizi Sociali del Comune di Asti.
«Quando arrivi alla stazione ferroviaria è impossibile per noi ipovedenti leggere gli orari sui cartelloni – spiega Ada Boido, consigliera Unione Ciechi di Asti – quelli digitali sono sistemati troppo in alto mentre quelli cartacei sono scritti troppo in piccolo e inavvicinabili per una lettura da distanza ridotta. Certo, Trenitalia ha disposto un’app che consente di “sentire” le informazioni riguardanti orari, treni in arrivo, ritardi, eventuali soppressioni, ma per chi non è uno “smanettone” del cellulare? La soluzione è di stare a casa.» Anche se esistono dei totem ad altezza uomo, come quelli alla stazione di Porta Nuova che consentirebbero a questa categoria di disabili di potersi informare in autonomia.
Biglietterie fantasma
Se si supera il problema degli orari dei treni, si incappa in quello delle biglietterie. «Il percorso tattile a terra ci conduce fino alla biglietteria automatica, che noi non possiamo usare – spiega Capitolo – conoscendo la stazione so che vicino ci sono gli sportelli per le biglietterie manuali, ma visto che non sono mai aperte tutte insieme, rischio di fermarmi davanti ad uno sportello vuoto. Siamo sempre affidati alla gentilezza di eventuali altri utenti in coda che ci indirizzano verso lo sportello con l’impiegato attivo».
Percorsi tattili interrotti sulle scale
Bene, fatto il biglietto, bisogna recarsi ai treni. E anche qui c’è un intoppo. Perché il percorso a terra che guida i ciechi e gli ipovedenti si ferma sulle scale di accesso al sottopasso per i binari. «Una volta fatte le scale – prosegue Capitolo – ci si trova senza guida e ci si orienta con il muro, contando le “aperture” che indicano le scale che portano ai vari binari. A forza di frequentare la stazione uno si orienta, ma se arriva un cieco da un’altra città si perde».
In carrozzella rinuncia: «Da anni non uso il treno»
Questo per chi non ci vede. Ma per chi viaggia in sedia a rotelle? «Guardi, io ho smesso da anni di prendere il treno – dice Anna Maria Tessaro che dal giorno del grave infortunio si occupa del marito Lorenzo Mischiatti – Per noi è impossibile perché per avere l’assistenza in treno devi prenotarla almeno due o tre giorni prima, arrivare in stazione con un anticipo di mezz’ora e farci accompagnare dal personale autorizzato nei corridoi di superficie che passano sui binari.
Ma se vai in altri posti come in Emilia o a Milano sono tutti molto più attrezzati, sia per i trasporti che per entrare nei negozi o nei locali. Qui ad Asti la scelta di dove spostarsi è dettata solo dall’accessibilità, non dalla qualità o dalle preferenze».
Che fine ha fatto il cantiere per l’ascensore?
Ancora in stazione, ad esempio, per mesi è rimasto aperto il cantiere per la realizzazione dell’ascensore che dal sottopasso ai binari porta al piano terra; peccato che i lavori non siano finiti e il cantiere sia stato murato, così l’ascensore rimane ancora un miraggio.
Movicentro senza “bersagli”
Ascensore che, invece conferma Luca Sinigallia, non vedente di Portacomaro, funziona bene al Movicentro. Solo che, anche qui, dall’uscita dell’ascensore allo stallo 7 dal quale parte il suo autobus non ci sono “bersagli” sul percorso tattile. «Per capire che sono arrivato a quello giusto devo toccare con mano tutti gli stalli precedenti e contarli – racconta Luca – se mi distraggo un attimo, finisco in una fermata diversa».
Fermate degli autobusa “lotteria”
Già, le fermate degli autobus, anche quelli cittadini sono un altro cruccio. Per i disabili in sedia a rotelle si apre la lotteria di quelli dotati di pedana di carico funzionante. Tutti quelli nuovi devono averla e devono poterla usare, ma se ne arriva uno di vecchia generazione o uno nuovo con pedana in avaria, il disabile deve “saltare” la salita.
Per i ciechi vi è un problema di posizionamento delle fermate rispetto ai percorsi tattili. Che qualche volta sono “disassati” come quella in corso Matteotti per le linee 7 e 3 la cui fermata è stata spostata davanti al giardino delle Brusaje ma non altrettanto è capitato al percorso tattile che si interrompe prima.
Tre autobus in codae non si sa dove prenderli
E proprio davanti alla stazione ferroviaria, in piazza Marconi, le due fermate degli autobus cittadini vedono in coda due o tre mezzi. «Non leggendo il numero che hanno in testata, non sappiamo dove posizionarci per prendere quello giusto e se non alziamo il braccio alla fine restiamo a terra».
I controlli della Regione
Lo scorso anno la Regione Piemonte, che destina svariati contributi per gli adeguamenti dei bus pubblici agli abbattimenti delle barriere architettoniche, aveva fatto alcune ispezioni su sollecitazione delle associazioni e, pur avendo verificato che le lamentele erano fondate, non ha preso ancora nessun provvedimento.
Chi dialoga e chi no
Sono tante le istituzioni e le società che si interfacciano con le associazioni di disabili e che devono intervenire per migliorare la situazione. «Mentre con il Comune di Asti e Asp abbiamo già potuto incontrare assessore e vertici in diverse occasioni – dice Capitolo – a negarsi completamente è la Provincia, dalla quale dipende lo stop di agosto. Tanto che abbiamo chiesto un mese fa alla Prefettura la convocazione di una Conferenza dei servizi alla persona e siamo in attesa di essa. Se proprio non si può prescindere dallo stop dei bus – propone – almeno si pensi a soluzione tampone come un servizio taxi dedicato o servizi di trasporto a chiamata».
Sul piede di guerra
Dopo tre estati di disagio, le associazioni non ci stanno più a vedersi tagliato questo servizio fondamentale e, se non verranno prese misure di rimedi, Capitolo annuncia che valuteranno l’opportunità di sporgere denuncia per interruzione di pubblico servizio.
Daniela Peira