«Sono soddisfatto, ma non gioisco. Prendo per buono ciò che ha dichiarato il maestro Scassa, pur nutrendo qualche dubbio che l'esito della vicenda sia imputabile solo ed esclusivamente ad una
«Sono soddisfatto, ma non gioisco. Prendo per buono ciò che ha dichiarato il maestro Scassa, pur nutrendo qualche dubbio che l'esito della vicenda sia imputabile solo ed esclusivamente ad una sua decisione, ma la stima che ho per lui mi è più che sufficiente per andare oltre. Altra cosa è il dato politico di questa faccenda che, a mio avviso, è gravissimo e merita un approfondimento». Così il consigliere comunale dell'opposizione Gianfranco Imerito (Lista Civica) commenta il clamoroso cambio di programma sul Museo degli Arazzi che non sarà più realizzato a Palazzo Alfieri, nei locali dell'ex biblioteca.
«Scassa ha fatto una scelta, e questo gli fa onore – commenta l'ex assessore alla Cultura che è stato tra i firmatari di un pubblico appello per scongiurare l'assegnazione del famoso alloggio a Palazzo Alfieri, se Scassa avesse trasferito lì la propria produzione – Ora voglio che si faccia chiarezza sulle procedure eseguite in questa pratica e sul perché il trasloco dell'arazzeria, a cominciare dal laboratorio, sia avvenuto prima che il Consiglio comunale si pronunciasse. Il servoscala montato da Scassa prima che in Consiglio si discutesse se autorizzare la concessione dell'alloggio, per il quale sono stati investiti soldi PISU, mi lascia intendere che fosse già tutto deciso – continua Imerito – E' corretta questa procedura? Ci può essere stato un danno erariale? Su questo saremo molto scrupolosi e vogliamo chiarezza». Ancora una volta, Imerito punta il dito contro il sindaco accusandolo di aver usato sull'approvazione della pratica «metodi autoritari, non solo verso l'opposizione, ma anche con la sua stessa maggioranza. Possibile che i consiglieri di maggioranza continuino ad accettare il modo di fare del sindaco? Se fossi in loro reputerei avvilente questo metodo di lavoro. Da medico mi offro volontario per dotarli di pastiglie per il mal di pancia, di cui presumo siano sofferenti».
Tornando alla questione principale, Imerito rivendica la primogenitura del progetto che prevedeva nei locali dell'ex biblioteca un ambiente polivalente destinato ad ospitare esposizioni temporanee di artisti astigiani, scultori, pittori, fotografi, etc. «E' la stessa idea suggerita dal Movimento 5 Stelle, ma mi permetto di dire che l'avevo già avuto molto tempo prima del consigliere Giargia». Anche il consigliere Angela Quaglia (Forza Italia) interviene sulla vicenda Scassa. «Il sindaco si dice "dispiaciuto che Asti perda un patrimonio immenso": ma dovrebbe anzitutto dispiacersi per le responsabilità che lui stesso ha avuto nel naufragio del Museo degli Arazzi. Certo, le opere dell'arazzeria sono di inestimabile valore: nessuno lo ha mai messo in discussione. Il rincrescimento del sindaco va piuttosto letto in questo modo: "Avrei finalmente potuto dimostrare di aver fatto qualcosa di concreto, cosa che neanche stavolta mi è riuscita". Se ne faccia una ragione, gli astigiani se la sono fatta da tempo».
Sull'alloggio, che Scassa avrebbe occupato anche per tenere aperto il Museo fuori dagli orari di visita, il consigliere Quaglia ribatte: «Francamente, in un'ottica di Città Museo, avevo capito che a tenere aperto il museo, con lo stesso orario di quelli che funzionano già, si sarebbe provveduto in altro modo, liberando l'arazziere – come è giusto che sia – dalle funzioni di custode». E il pensiero di molti va già ai nuovi musei di prossima apertura (Casa Alfieri, Museo del Palio) che il Comune, o chi per esso, dovrà gestire trovando un modo tra risorse e personale limitati.
r.s.