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Questa sera l'Agrivillage in Consiglio
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Questa sera l’Agrivillage in Consiglio

Questa sera, alle 20, si svolgerà l’atteso Consiglio comunale aperto per discutere del noto progetto “Agrivillage” che privati vorrebbero costruire in località Rilate

Questa sera, alle 20, si svolgerà l’atteso Consiglio comunale aperto per discutere del noto progetto “Agrivillage” che privati vorrebbero costruire in località Rilate. Noto perché, ormai, sono molti anni che si rincorrono voci sull’iniziativa volta a costruire un maxi villaggio contadino alle porte della città dove promuovere e vendere le eccellenze enogastronomiche, non solo dell’Astigiano.

Durante la precedente amministrazione il progetto Agrivillage è rimasto a lungo in stand-by, salvo poi essere ripreso nel 2015 con una delibera di Giunta nella quale si decise di avviare la procedura di valutazione e un primo confronto con le associazioni del territorio.

I dettagli tecnici

Su una superficie di 180.000 mq, il progetto Agrivillage prevedeva, nella sua ipotesi iniziale, l’apertura di decine di piccole botteghe con ristoranti, strutture ricettive, un centro congressi, uffici ed aule didattiche. Lo stile delle costruzioni vorrebbe richiamare quello delle cascine piemontesi e tutto sorgerebbe dal nulla su un’area oggi censita come produttiva. Un progetto ambizioso, da alcuni considerato innovativo e potenzialmente attrattore di domanda esterna e di nuova occupazione.

Vero è che, dal momento in cui fu presentata la prima istanza in Comune, ad oggi, i tempi sono cambiati, la sensibilità verso l’ambiente aumentata e ci sono state addirittura forti prese di posizione di amministrazioni locali per la tutela dell’ambiente rispetto al consumo di suolo. Solo questa estate il Consiglio della Provincia Autonoma di Trento ha approvato definitivamente una legge che prevede uno stop all’insediamento di nuovi centri commerciali di grandi dimensioni, in Trentino, in particolare di grandi piattaforme monofunzionali con superficie superiore ai 10.000 mq.

Coppo: «Su quell’area non si possono porre vincoli»

Ma l’Astigiano non è il Trentino e, come anticipato dal vice sindaco e assessore al commercio Marcello Coppo, «quell’area è già industriale ed edificabile e il Comune non può porre un vincolo di tipo ambientale, com’è stato fatto nel caso dell’Oasi dell’Immacolata. I proprietari, volendo, potrebbero già costruire insediamenti, anche brutti esteticamente, mentre l’eventuale costruzione di Agrivillage avrebbe molti paletti anche a tutela dell’ambiente».

Quale saranno i clientidi Agrivillage?

Il Consiglio comunale aperto servirà a sentire le varie posizioni, tra cui quelle dei sindacati e delle associazioni di categoria del commercio che da sempre sono contrari a qualsiasi nuovo maxi insediamento che penalizzi i piccoli commercianti del centro, rischiando di aumentare ancora di più la desertificazione dei negozi di prossimità. Chi andrà quindi a comperare nell’eventuale Agrivillage?

«Secondo i proponenti solo una minima parte del fatturato arriverà dagli astigiani – continua l’assessore Coppo – anche perché l’Agrivillage aspira ad attirare clienti da tutto il nord ovest d’Italia e anche dalla Francia. Da quanto è emerso, punterebbe molto al “business to business” e non andrà ad intaccare l’offerta di “no food” già esistente».

In ogni caso anche l’amministrazione comunale vuole capire tutti i pro e contro del progetto e, come spiegato da Coppo, «è un’analisi a tutto tondo, su cui ogni riflessione è ancora aperta».

Il lungo iter burocratico

Sul progetto, a luglio, si è svolta la conferenza dei servizi utile all’attivazione dell’accordo di programma con la Regione finalizzato al riconoscimento della localizzazione L2 in località Val Rilate. All’accordo di programma partecipano la Regione, la Provincia e il Comune di Asti e si tratta di un passaggio indispensabile nell’ancora lungo iter amministrativo necessario a concedere tutte le dovute autorizzazioni del caso.

Il Consiglio comunale aperto di giovedì sarà un primo passaggio interlocutorio con la città, ma il via libera all’Agrivillage non sarà semplice, né rapido perché l’iter burocratico autorizzativo prevede non solo il riconoscimento L2, ma anche la modifica del piano commerciale e quella del piano urbanistico con più letture delle pratiche tra Regione e Consiglio comunale.

Riccardo Santagati

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