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Ramaglie e potature? Ora si possono bruciare
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Ramaglie e potature? Ora si possono bruciare

Un decreto legge di pochi giorni fa consente nuovamente agli agricoltori di poter dare fuoco ai cosiddetti “sarmenti”, ovvero potature e sfalci di vigne oltre agli scarti di ripuliture vegetali di

Un decreto legge di pochi giorni fa consente nuovamente agli agricoltori di poter dare fuoco ai cosiddetti “sarmenti”, ovvero potature e sfalci di vigne oltre agli scarti di ripuliture vegetali di ogni genere. Una pratica antica, che veniva abitualmente adottata in vigna e nei campi per eliminare i rifiuti vegetali secchi che però una legge aveva vietato a fronte di pesanti contravvenzioni e controlli periodici nelle campagne. Ora si può tornare a bruciare, ma con alcune limitazioni. Intanto si parla di esclusivo materiale agricolo e forestale derivante da sfalci, potature o ripuliture e solo in piccoli cumuli in quantità giornaliere non superiori a circa tre metri cubi (o meglio metri steri trattandosi di pezzi di legno e ramaglie). Importante però, è che il sindaco di ogni Comune emani un’ordinanza nella quale si indichino periodi ed orari in cui ciò è consentito.

Dare fuoco alle ramaglie e agli scarti vegetali rimane comunque sempre vietata durante le “allerta” diramate dalla Regione Piemonte nei periodi di maggiore siccità. «Con questo provvedimento –ha commentato Roberto Cabiale, presidente Coldiretti Asti e vice di Coldiretti Piemonte- viene finalmente ricondotta a ragionevolezza normativa una pratica millenaria, spesso raccomandata per contrastare la diffusione di pericolose malattie delle piante. Non va inoltre trascurato il fatto che la trinciatura meccanica dei sarmenti di potature in collina e su appezzamenti caratterizzati da elevata pendenza (unico modo per eliminarli con il divieto in atto) può costituire un rischio rilevante per l’agricoltore».

Dal Corpo Forestale ricordano anche le accortezze minime e gli obblighi da rispettare quando si accende un fuoco. Intanto il fuoco va continuamente sorvegliato dall’inizio fino al suo completo spegnimento; per il falò va scelta una zona lontana da boschi o gerbidi, su una superficie che non consenta il propagarsi delle fiamme evitando le giornate particolarmente calde e/o ventose. Sul decreto legge attualmente in vigore, che dovrà essere convertito in legge, pesa solo un unico dubbio interpretativo: il via libera ai roghi vale solo per i titolari di aziende agricole o vale anche per i privati che eseguono analoghe operazioni nei giardini, nei frutteti e negli orti?

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