A tre anni dalla riconferma, abbiamo incontrato il sindaco Maurizio Rasero per fare il punto su quanto realizzato rispetto al programma sottoposto agli elettori.
Sindaco, una recente classifica nazionale la vede all’81° posto su 97 per gradimento, con un 50% di preferenze. È un segnale che la “luna di miele” con gli astigiani è finita?
Il 50% di preferenze mi ha permesso di essere rieletto, ed è superiore al 48% con cui iniziai il mio primo mandato. Individuo due cause principali: da molti mesi non mi occupo più di social media, passando da un post al giorno a uno al mese, non avendo né il tempo né la voglia di dedicarmi a quello strumento; inoltre dedico molto tempo al mio ruolo di presidente della Provincia, il che mi rende meno visibile in città.
Questa sua minore presenza “sul pezzo” è stata notata dalla sua stessa maggioranza che pare brontoli e non condivida.
Non mi risulta che il sindaco non si presenti agli eventi del Comune; dovrebbero trovarmi un evento in cui non sia stato presente.
La Notte Bianca per i 750 anni del Palio ha avuto successo come “Notte Bianca”, molto meno come “del Palio” dal momento che il Palio non si è visto.
A me interessava la Notte Bianca in sé, che è stata riconosciuta da tutti come un evento da ripetere. La mancanza del Palio non mi interessa, anche se c’erano rioni in piazza Roma e piazza Medici. Penso che l’unico evento adatto a celebrare i 750 anni del Palio sarebbe stato una corsa straordinaria, che purtroppo non si farà. Sul Palio non dico altro perché appena ne parlo, il 90% della città mi accusa di pensare solo a quello.
Sulla sicurezza avete quasi completato la chiusura del campo rom. Di certo un risultato non semplice.
Dei 270 residenti iniziali, oggi ce ne sono 50, ma puntiamo a chiuderlo a settembre, entro il 23. È stato un percorso lungo e difficile, ma il successo più grande è che da due anni non abbiamo notizie di incendi, a differenza dei settanta all’anno che si verificavano un tempo. Il nostro obiettivo non era non solo chiudere fisicamente il campo, ma anche dare speranza ai bambini di crescere diversamente, combattendo l’abbandono scolastico.
La sua amministrazione non ha lesinato sull’installazione di telecamere.
Quando siamo arrivati c’erano circa cento telecamere, quasi tutte non funzionanti o senza manutenzione. Oggi sono quasi raddoppiate e stiamo continuando in quella direzione. La città di per sé non è pericolosa, ma i casi singoli possono capitare.
Venendo alla logistica e al Pip di Quarto. Nel vostro programma si parlava dell’arrivo di Amazon come già fatto, ma l’azienda non è mai arrivata e di rilancio dell’area si è visto poco. È un Pip che proprio non decolla.
Per Amazon c’è un capannone finito, ma in realtà quel sito è partito male ed è stato sviluppato altrettanto male dalle amministrazioni precedenti. Oggi ci troviamo con un terreno il cui valore è sproporzionato rispetto al mercato e il Comune sta restituendo soldi alla Regione per le opere di urbanizzazione. L’importante è cedere quei terreni per farci qualcosa e su questo siamo aperti a tutte le ipotesi senza aspettare il progetto da “10 e lode”.
Anche su viabilità e Ztl, a parte le piste ciclabili, avreste potuto fare di più in questi tre anni.
Siamo convinti che il collegamento sud-ovest aiuterebbe a impedire il traffico parassitario in città, eppure ci sono soggetti contrari alle infrastrutture, sempre pronti a dire “no” su qualsiasi cosa. Tuttavia, l’errore urbanistico più grave degli ultimi 25 anni è stato commesso da chi ci ha preceduto, consentendo ai costruttori dei condomini di via Atleti Azzurri e via Gerbi di creare enormi cortili e parcheggi ai danni di una viabilità a doppio senso, parallela a corso Torino. Ci hanno proposto delle idee, ma collegare via Ecclesia al cavalcavia Giolitti non risolverebbe granché sul traffico, invece allungare strada Falletti fino all’Asti Lido potrebbe essere interessante e infatti siamo già stati sul posto a parlare con il proprietario.
La Regione ha però chiesto di estendere la Ztl e le isole pedonali.
Si arriverà a ragionare di collegare le due Ztl oggi separate, da piazza Roma alla Cattedrale, anche se sono ancora ipotesi. Si procederà un poco alla volta, per non creare una “sollecitazione” eccessiva.
Lei si è spesso lamentato dei tempi “allucinanti” dell’amministrazione pubblica. La situazione è migliorata in questi tre anni?
I tempi amministrativi non sono migliorati, tuttavia abbiamo realizzato una quantità di interventi incredibili su scuole ed edifici pubblici. Ad esempio, il cavalcavia Giolitti è stato in gran parte ristrutturato, abbiamo rifatto tante scuole, più di quante non siano mai state cantierate. L’anagrafe è ora un fiore all’occhiello e abbiamo preso un finanziamento milionario per il campo rom per attività di supporto post-chiusura. Entro la fine del mandato, daremo alla città il nuovo Piano Regolatore, dopo 30 anni, uno strumento più moderno che risponda alle esigenze della città. I servizi sociali non hanno lasciato nessuno indietro, nonostante l’aumento esponenziale delle richieste. Ma la minoranza ignora questi risultati e mi attacca su sciocchezze pazzesche.
La sua attenzione alla Cina è quasi quotidiana, tuttavia c’è chi chiede di vedere risultati tangibili, investimenti e posti di lavoro.
La relazione con la Cina non riguarda solo gli investimenti: ci sono scuole con progetti, ragazzi che viaggiano, iniziative culturali e altro. Porto delegazioni di aziende del vino alle fiere che partecipano a costo zero grazie al governo locale. Ma non sono un venditore, il mio ruolo è creare un legame istituzionale tra i territori. Se le scuole o le imprese mi chiedono di sfruttare questo contatto, io organizzo, ma non vado a “vendere della roba” in Cina. Gli imprenditori devono essere proattivi, devono interessarsi e chiedermi di partecipare a questi incontri. Però mi lasci dire che anche i gemellaggi con Valence e Biberach non hanno portato a vantaggi economici. Quindi che facciamo? Li cancelliamo?
Il consigliere del Pd Roberto Vercelli giudica l’operato del Rasero bis: «Non sa fare rete»
Il consigliere del Pd, Roberto Vercelli, traccia un bilancio dei primi tre anni del secondo mandato del sindaco Rasero, evidenziando «sia le promesse disattese sia alcuni, rari, spiragli di collaborazione».
Quali erano i presupposti iniziali di questo secondo mandato di Rasero, iniziato tre anni fa, e cosa ne è stato?
Un presupposto che mi aveva colpito e che avevo apprezzato era la volontà di convocare gli Stati Generali. L’idea era di riunire le forze economiche, finanziarie, commerciali, industriali e sindacali della città, che, essendo piccola, necessitano di lavorare insieme. Tuttavia non li abbiamo ancora visti.
Un altro tema fondamentale sarà il nuovo Piano Regolatore su cui c’è ancora molto da lavorare. A che punto siamo?
Il Piano Regolatore è un problema cruciale. Quello attuale ha più di vent’anni e fu concepito per una città da 120.000 abitanti, prevedendo ampie aree edificabili, anche industriali. La realtà è che la città non è cresciuta, anzi è diminuita, lasciandoci con aree industriali piccole e inutilizzate. Dubito che vedremo un nuovo Piano Regolatore nei prossimi due anni, prima della fine del mandato di Rasero.
La sicurezza è stata un punto forte del centrodestra. Si è dato seguito agli annunci elettorali?
Va riconosciuto che sulla questione dei campi nomadi è stato fatto un buon lavoro e la giunta ha avuto un approccio corretto, senza strumentalizzazioni, ma su questo abbiamo anche collaborato. Tuttavia, sull’idea di installare nuove telecamere, sono scettico. La sicurezza è un percorso molto più vasto, di carattere sociale. Avevamo proposto, e la Giunta aveva accettato, di destinare un assistente sociale, un infermiere e un agente della polizia municipale a un quartiere per presidiare il territorio e offrire servizi ai cittadini. Purtroppo, questa iniziativa, pur accolta nel bilancio 2023, non è stata concretizzata né nel 2024 né nel 2025. Ci sono zone problematiche come corso Matteotti e i giardini poco illuminati, ma invece di pensare solo a “soldati” o telecamere, dovremmo investire in servizi sociali e sanitari.
Anche sullo sviluppo economico, ad esempio puntando sulla logistica, c’erano grandi aspettative.
Le promesse di sviluppo, in particolare sulla logistica e l’attrazione di operatori internazionali come Amazon, non si sono realizzate. Il problema di Asti è l’isolamento e la mancanza di capacità di fare rete con le realtà circostanti come Torino, Cuneo, Alessandria o Genova. Le forze politiche, economiche e sociali devono lavorare insieme, ma la politica locale è troppo conflittuale, con polemiche che hanno danneggiato la città. Questa mancanza di fiducia si riflette anche nella grande quantità di denaro “dormiente” e nel calo della partecipazione al voto. L’area del Pip di Quarto è emblematica: proposta per vari progetti, suggerisce una mancanza di visione chiara e un disinteresse nel correre su una pista specifica.
I viaggi e i rapporti con la Cina del sindaco continuano a far discutere. Qual è, secondo lei, il risultato ottenuto fino ad oggi?
Non critico l’idea di rapportarsi con la Cina, una potenza economica con enorme liquidità. La critica è sull’approccio: non basta aprire un piccolo negozio o vendere qualche bottiglia di vino. L’obiettivo dovrebbe essere attrarre investimenti produttivi che creino realtà locali e salvino o espandano le nostre aziende. Il sindaco dovrebbe andare con una delegazione più ampia che includa industriali, sindacalisti e associazioni economiche per creare vere partnership e dialogare con istituzioni a livello regionale e nazionale. Portare studenti o atleti è un’esperienza personale, ma non un investimento per la città.
E sul turismo che idea si è fatto?
Nonostante i successi di Asti Musei con le mostre, mancano servizi basilari. Banalmente i nebulizzatori contro il caldo estivo, nelle piazze, che si vedono in molte città europee.
Il traffico continua a tenere sotto scacco la città. Tante belle parole dette, ma pochi risultati apprezzabili per diminuirlo.
Come minoranza abbiamo presentato proposte concrete per la viabilità e la Ztl, con un ordine del giorno approvato, ma non abbiamo visto alcuna attuazione. L’ingresso da corso Alessandria è costantemente intasato, e manca una visione strutturale per la mobilità. Progetti come la riapertura dell’uscita della tangenziale su San Fedele o la realizzazione di un innesto diretto tra corso Venezia e strada Ecclesia, pur previsti e fattibili, rimangono lettera morta. Il traffico di Asti è bocciabile, nonostante il Comune abbia un avanzo di bilancio di 4-5 milioni di euro all’anno che potrebbero finanziare piccoli interventi migliorativi.
E per quanto riguarda il decoro urbano?
Il problema è la mancanza di un ufficio comunale che controlli le attività esternalizzate. Questo porta a problemi evidenti come i parchi non curati e i ripristini stradali fatti male dopo gli scavi. Monitorare non è un costo, ma un investimento per la qualità della vita cittadina.
Di recente è esplosa, di nuovo, l’annosa questione dell’evasione e della difficoltà a recuperare i crediti
Siamo la “città dei furbi”. Abbiamo milioni di euro di crediti da incassare per multe non pagate. Per l’installazione delle sbarre nel parcheggio di via Natta, da noi suggerita, abbiamo atteso un anno e mezzo e non funziona neanche con il Telepass. Mi pare che manchi la professionalità e la capacità di copiare le buone pratiche da altre città, a causa di una certa presunzione. Per contrastare l’evasione, il Comune dovrebbe inviare proattivamente le bollette ai cittadini per Tari e Imu.
Volendo dare un voto complessivo al sindaco Rasero per questi tre anni, cosa promuove e cosa boccia?
Gli darei un 5,5. Promuovo la sua disponibilità personale e la sua presenza e, in alcuni aspetti, ha saputo ascoltare i suggerimenti della minoranza, come sulla questione del campo nomadi, evitando strumentalizzazioni. Lo boccio, invece, per l’incapacità di essere un leader per l’intero territorio, perché non sa fare rete. Le continue polemiche con enti come la Fondazione, l’Ascom e il Gal hanno danneggiato la città.