E’ nato ufficialmente anche ad Asti il comitato referendario “5 volte sì per l’Italia”, a sostegno del Referendum dell’8 e 9 giugno.
A presentarlo, in conferenza stampa, il segretario generale provinciale Cgil Luca Quagliotti, in considerazione del fatto che il sindacato ha promosso a livello nazionale i quattro quesiti referendari sul lavoro, per poi aderire convintamente al quinto quesito, riferito alla cittadinanza. Al suo fianco diversi rappresentanti delle 25 associazioni, organizzazioni politiche e sindacali che hanno promosso il comitato a livello locale.
«Oltre 4 milioni di italiani – ha spiegato Quagliotti – hanno sottoscritto l’anno scorso i referendum su lavoro e oltre 637mila, in pochi giorni e prevalentemente on line, hanno firmato per abbassare da 10 a 5 anni la richiesta di cittadinanza italiana agli stranieri. La Corte costituzionale ha ritenuto ammissibili questi cinque quesiti, mentre ha bocciato quello sull’autonomia differenziata».
I quesiti sul lavoro
Dopodiché il segretario è entrato nel merito dei cinque quesiti per puntualizzare alcuni concetti.
«Il primo quesito – ha spiegato – chiede l’abrogazione della disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti del Jobs Act. Contratto che impedisce ai lavoratori, assunti dopo il 7 marzo 2015 nelle imprese con oltre 15 dipendenti, di rientrare nel posto di lavoro dopo un licenziamento illegittimo. Vorrei precisare che non si chiede di abolire il Jobs Act, ma di cancellare solo questa e un’altra norma (oggetto del secondo quesito) che sono ingiuste».
Il secondo quesito prevede infatti di chiedere l’equo indennizzo in caso di licenziamento nelle imprese con meno di 15 dipendenti. Attualmente, infatti, in caso di licenziamento illegittimo in queste piccole aziende un lavoratore può ottenere al massimo 6 mensilità di risarcimento, mentre il quesito vuole far sì che sia il giudice a stabilira la cifra senza alcun limite.
A questo proposito Quagliotti ha voluto replicare ad una accusa che viene mossa ai due quesiti. «Alcuni di coloro che non condividono la nostra battaglia – ha affermato – affermano che il Jobs Act non ha portato ad un aumento dei licenziamenti, bollando il nostro referendum come ideologico. E’ vero che non c’è stato un forte incremento, ma va aggiunto che è diminuito del 30% il numero delle cause in Tribunale per licenziamento, dato che molti lavoratori in questa situazione decidono di lasciar stare e non fanno causa».
Il terzo quesito punta invece ad «eliminare alcune norme sull’utilizzo dei contratti a termine per ridurre la piaga del precariato. Vogliamo infatti che vengano reintrodotte obbligatoriamente per le imprese le causali necessarie per proporre contratti a tempo. In Italia l’86% dei rapporti di lavoro è precario, 2,3 milioni di persone hanno contratti a termine. Una condizione che impedisce di rivendicare salari e diritti, crea incertezza e, come dimostrano i dati, è correlata a bassi salari, bassa crescita e bassa natalità. Non è vero che serve flessibilità per crescere: la Spagna, limitando i contratti a termine, ha stabilizzato 800mila persone e ora è un motore dell’Europa».
Il quarto quesito interviene invece in materia di salute e sicurezza sul lavoro. «Chiediamo di modificare le norme attuali – ha incalzato Quagliotti – che impediscono, in caso di infortunio durante i lavori affidati in appalto, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. Cambiamo le leggi che favoriscono il ricorso ad appaltatori privi di solidità finanziaria, spesso non in regola con le norme antinfortunistiche».
Il quesito sulla cittadinanza
Infine il quinto quesito che propone di dimezzare da 10 a 5 anni il tempo di residenza legale in Italia necessario per chiedere la cittadinanza italiana. «Cambierebbe soltanto questo punto – ha precisato – mentre gli altri requisiti non verrebbero modificati. L’obiettivo è accorciare i tempi per garantire questo diritto in tempi più umani. In Italia ci sono 2,5 milioni di persone in attesa della cittadinanza».
La campagna referendaria
Intanto il comitato astigiano ha avviato una campagna capillare con volantinaggi nei giorni di mercato in città e nei paesi della provincia. In programma anche alcuni incontri. Ad esempio, il 10 maggio a Nizza Monferrato (dalle 14.10 alle 16.30 nell’ambito di “Nizza è Barbera”) interverrà il segretario generale nazionale Cgil Maurizio Landini.
Quagliotti ha infine sottolineato l’importanza della partecipazione al voto, citando l’ordine del giorno approvato all’unanimità dal Comune di Nizza Monferrato che invita i cittadini a recarsi alle urne: «Votare – ha sottolineato – è la massima espressione della democrazia».
I promotori
Oltre alla Cgil, fanno parte del comitato A sinistra/Casa del popolo, Acli, Ambiente Asti, Anpi, Arci, Asti Lab, Asti Oltre, Avs, Cambiamo Asti, Cittadinanzattiva Piemonte, Coordinamento Asti Est, Europa Verde Verdi, Legambiente, Libera Asti, Lista civica Prendiamoci cura di Asti, Movimento 5 Stelle, Psi, Pd, Politeia, Rifondazione comunista, SEquS Asti, Tempi di fraternità, Uniti si può e Welcoming Asti.
Inoltre in 58 aziende in provincia di Asti è già stato costituito il comitato aziendale.
Una risposta
Altro spreco di denaro pubblico. Non è il parlamento che deve legiferare ?