A dare la notizia è stato lo stesso legale del Comitato, avvocato Paolo Bagnadentro, che spiega: «Su questo argomento si è già espresso il Tribunale di Piacenza nel 2018 che in un caso analogo, ha fatto riferimento proprio a questa fattispecie. La legge lo prevede esplicitamente e si riferisce ai casi in cui un’unità immobiliare perda valore a seguito di realizzazione di un’opera pubblica. Ci sono anche alcune sentenze della Suprema Corte».
In base a questo, l’avvocato Bagnadentro ha anche mandato una lettera di diffida a proseguire i lavori e, forse anche per questo motivo, le operazioni di scavo per la successiva installazione non sono ancora iniziate. «L’inizio dei lavori era previsto per lunedì della scorsa settimana – spiega Stefano Bessone, promotore del Comitato e della raccolta firme – ma ancora non sono iniziati. Nei giorni scorsi abbiamo anche avuto una “vivace” discussione con il proprietario del terreno, un ingegnere di Torino, che è venuto a controllare che non ci fosse un sit-in da parte dei membri del comitato. Sono volate parole anche poco educate e siamo stati diffidati dall’entrare nel suo terreno. Non è stato bello».
La vicenda è venuta a galla quando una mattina Bessone, per puro caso, è venuto a sapere della nascente installazione da alcuni operai che stavano predisponendo le opere preliminari per il cantiere. «Immediatamente – spiega Bessone – mi sono attivato con amministrazione comunale, Arpa e Legambiente per capire quali erano i margini di intervento per modificare il progetto ma, soprattutto, mi premeva informare i residenti nel paese che, come me, erano ignari dell’iniziativa».
Per questo Bessone ha realizzato un volantino dove si spiega perché l’installazione non va realizzata dove è stata pensata e la disponibilità a trovare una posizione alternativa in un’area con un minore impatto sulla popolazione. Infine, è stata anche attivita una raccolta firme tra gli abitanti del paese per chiedere lo spostamento dell’antenna.