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Lettera

«Reggaeton e Bella ciao: il ritmo per essere liberi e visibili»

Riceviamo e pubblichiamo un’interessante testimonianza di Marco Castaldo

Riceviamo e pubblichiamo un’interessante testimonianza di Marco Castaldo

Da oltre un anno la giostra dei miei accompagnatori non smetteva di girare senza sosta. Tra abbandoni inaspettati e scelte obbligate per l’impossibilità di programmare, la mia vita era cambiata troppo radicalmente. La mia luce in fondo al tunnel è stato l’incontro con Jeancarlos. Avevo conosciuto questo giovane peruviano già un paio di mesi prima quando avevo bisogno di un’assistenza durante i weekend. Quello che mi ha colpito subito di questo ragazzo è il suo sorriso aperto e sincero.
Quella sera mangiammo un piatto di pasta insieme dopo che lui era tornato da una lunga giornata di lavoro fuori Asti. Un accordo veloce sulle questioni economiche e pochissimi ragguagli su quanto egli avrebbe dovuto fare con me.

Jeancarlos, arrivò puntuale alle 6,30 del mattino – e già questo non è cosa scontata – e mi prese direttamente “in carico”.
Durante quei pochi weekend trascorsi insieme ebbi modo di conoscere un giovane uomo che, nonostante non avesse mai svolto in precedenza questo tipo di lavoro, riusciva a compiere con estrema naturalezza, gentilezza e rispetto tutte quelle azioni pratiche che coinvolgono la quotidianità di ognuno di noi, ma che per molti assistenti, pur con tanto di attestato di competenza e servizio, queste sono un problema. Può sembrare semplicistico e forse anche un po’ crudo, ma per comprendere da subito l’approccio corretto di un assistente lo si vede da come gestisce il tuo corpo: pulire, lavare, asciugare, vestire e svestire… Non c’è un modo giusto oppure uno sbagliato per compiere queste azioni, bensì ci deve essere un modo rispettoso e gentile, ma allo stesso tempo sicuro e affabile; un mix di spontaneità, riguardo ed affidabilità che sono facili da riconoscere proprio perché rari, purtroppo.

Di lui, mi colpì subito la sua curiosità, a 360°… Passavamo dall’argomento cucina, che è sempre un ottimo modo per avvicinare il cuore e lo spirito, alla storia contemporanea, alla politica nazionale ed internazionale, alle diverse abitudini dei popoli, alle diverse culture, agli aspetti che ci distinguono e alle peculiarità che ci accomunano… Il suo modo sincero di esprimersi, insieme al suo sorriso schietto e naturale, facevano trasparire un carattere estremamente maturo per l’età anagrafica e ciò era conseguenza di una evidente esperienza di vita vissuta; non solo una ragguardevole formazione scolastica, ma anche una notevole competenza professionale in ambiti anche molto differenti come la geologia, l’agricoltura, l’allevamento del bestiame, la meccanica.

Il modo intelligente di fare domande, anche scomode, con l’immancabile capacità di usare l’ironia sempre al momento giusto. La passione per il calcio giocato in qualsiasi modo, situazione, terreno e compagnia! Ma quando scopro che lo sport, per lui, diventa anche strumento per divulgare e rivendicare diritti e valori universali, allora comprendo che c’è molto di più da scoprire e che ne vale davvero la pena. Qualche settimana dopo propongo a Jeancarlos un impegno a tempo pieno con me e lui accetta immediatamente a due condizioni: libertà per il calcio del venerdì e per la scuola durante la settimana; Affare fatto! Sono trascorsi solo pochi mesi da allora, ma non passa giorno senza affrontare argomenti di ordine universale come l’imperialismo americano e l’oppressione dei popoli latinoamericani, il genocidio dei pellerossa e quello palestinese, la rivoluzione francese, i croissant, la seconda guerra mondiale, i partigiani, la serie Netflix della “Casa di carta” e la scoperta che “Bella ciao” è proprio tanto bella perché parla di valori, orgoglio, libertà ed impegno! Ma poi c’è anche la carbonara che è davvero buona, però la grigliata fuori porta non può mancare…

La musica ad ogni risveglio mattutino e da accompagnamento ad ogni azione quotidiana, non solo per il ritmo, ma anche per comprendere i messaggi di Bob Dylan e di Martin Lutero King. Tra una pizza e qualche birra si scopre la volontà di un giovane che non è partito “dall’altra parte del mondo” per togliersi dalla fame… La sua famiglia non è certo ricca, ma non gli è mai mancato nulla. È arrivato ad Asti e lo ha fatto con lo spirito di un cittadino del mondo che vuole conoscere altre culture, abitudini, realtà e tradizioni per potersi migliorare, ma ha scoperto che la nostra società, la libera ed accogliente Europa, proprio non lo è con gli extracomunitari. E allora, con molta naturalezza, ha deciso che si può e si deve fare qualcosa in più per rivendicare i diritti ad essere “visibili”; uomini e donne con la stessa nostra dignità che, però, viene loro negata, spesso anche dai propri connazionali che li sfruttano per un profitto senza regole. È così che è nata la squadra di calcio “los ilegales” che rappresenta la volontà di raccontare e rappresentare un preciso messaggio politico e sarà lui a raccontarla perché è in lui che si vedono i primi passi acerbi, ma sicuri di un’azione politica ben precisa!

Per quanto riguarda il nostro rapporto di lavoro, per me ricomincia una lenta e perseverante azione burocratica per regolarizzare la sua presenza in Italia, per un lavoro legale, alla luce del giorno, con tutti i diritti e doveri di un nuovo cittadino che vuole fortemente essere astigiano, ma che lo Stato italiano lo vuole relegare come clandestino attraverso l’imposizione di regole volutamente vessatorie ed ingiuste. Scelte politiche dettate dalla necessità di fomentare l’odio e la rabbia nei confronti del diverso, dello straniero, al fine unico di perpetrare una becera propaganda xenofoba, pur consapevoli dell’importanza delle risorse umane ed economiche che queste donne e uomini portano alla nostra società.

Più di una volta mi ha invitato ad andare con lui durante le partite di calcio con i suoi amici e insieme a loro abbiamo poi condiviso pensieri, musica, birra e tanti scherzi. Ho notato la sua naturalezza nei miei confronti anche in presenza dei suoi amici e gli stessi con me. Con molta schiettezza gli ho chiesto se non provasse vergogna di me e del suo lavoro con me… E la sua risposta è stata: “La mia mamma mi ha sempre detto che devo aver vergogna di rubare…!”
Chapeau! Grazie Jean.

Marco Castaldo

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