Agnese Lanzetti, 31 anni
C’è anche una ricercatrice astigiana fra i volontari che si propongono per il test del vaccino anti Covid-19. Una sperimentazione umana basata sulla somministrazione diretta del virus dopo quella del vaccino per imprimere una accelerazione alla ricerca sulla soluzione alla pandemia che sta mettendo in ginocchio il mondo intero. La coraggiosa ricercatrice è Agnese Lanzetti, ha 31 anni ed è di Frinco. Paese nella quale ha vissuto gli ultimi dodici mesi in attesa di iniziare il suo nuovo progetto di ricerca a Londra.
Studia l’evoluzione dei cetacei
E pensare che la dottoressa Lanzetti non è una virologa, né un’epidemiologa, né una biologa. Dopo aver frequentato il liceo classico ad Asti si è laureata in scienze geologiche all’Università di Pisa. Poi si è trasferita in California, a San Diego, dove ha conseguito un dottorato di ricerca. Si occupa principalmente di evoluzione dei cetacei, come balene e delfini e ha ottenuto una prestigiosa borsa di studio Marie Curie per proseguire le sue ricerche al Natural History Museum di Londra.
Ma, come ha avuto modo di sottolineare spesso, è profondamente convinta che «sperimentazioni come quella del vaccino anti Covid, nel 2020 siano meno pericolose di altri rischi che affrontiamo costantemente nella nostra vita».
Dottoressa Lanzetti, dove e come ha vissuto le fasi acute della pandemia?
Durante il lockdown ero a casa con i miei genitori, che erano entrambi in smart working. Abitando in una casa di campagna avevamo comunque spazio per uscire. Quindi tutto sommato poteva andare peggio, anche se ovviamente non è stato un bel periodo a livello emotivo.
Veniamo alla domanda che tutti si stanno facendo: cosa la spinge ad offrirsi volontaria per una sperimentazione che prevede di iniettarsi volontariamente il virus del Covid 19?
Ho firmato questa petizione online a marzo. Ho pensato che era uno sforzo minimo che potevo dare per cercare soluzioni per risolvere un problema che nessun singolo può risolvere da solo.
E’ importante che tutti impariamo a pensare con la nostra testa, valutando i dati reali senza fidarci di opinioni di altri senza controllare. La scienza ci insegna proprio questo, a valutare ogni cosa indipendentemente da nostri personali pregiudizi o emozioni e a esaminare i rischi e i benefici, come in questo caso per la sperimentazione del vaccino, in modo lucido e obbiettivo.
Le reazioni della sua famiglia?
I miei genitori si fidano delle mie scelte. Ovviamente nel caso partecipassi a questa sperimentazione (se sarà autorizzata) farei in modo di non esporli a rischi.
Ha già ottenuto qualche risposta alla sua “offerta”?
Le possibilità che questa sperimentazione si faccia, soprattutto in Italia dove vigono regole molto stringenti sulla ricerca, sono minime. Però grazie all’impegno dell’associazione che ha promosso la campagna (1Day Sooner – https://1daysooner.org/) adesso se ne parla. Inoltre credo che questa sia un’ottima occasione per parlare di scienza e far vedere alle persone che la scienza è sicura, controllata e ci può portare molti benefici.
Dalla sua visione mondiale della pandemia, come giudica l’esperienza italiana al contrasto Covid?
In Italia e in Europa sicuramente c’è stata una risposta più comunitaria. Gli Stati Uniti sono un paese molto individualista e molto grande, quindi se non riguarda la specifica comunità dove uno vive o se stessi non è vista come una cosa di cui preoccuparsi.