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Attualità

Riforma della Scuola: il Consiglio
si chiude senza un odg condiviso

L’insostenibilità del preside-manager, lo spreco di risorse, tempo e fatiche di anni di formazione dei docenti, il divieto di compiere ulteriori supplenze raggiunti i trentasei mesi, con forte

L’insostenibilità del preside-manager, lo spreco di risorse, tempo e fatiche di anni di formazione dei docenti, il divieto di compiere ulteriori supplenze raggiunti i trentasei mesi, con forte penalizzazione di parte dei lavoratori, il taglio indiscriminato delle risorse e la necessità di garantire un numero di docenti adeguati in favore dell’inclusione degli allievi, il cui numero massimo per classe non possa superare le 20 unità, mettendo la parola fine alle classi “pollaio”. Questi i principali aspetti accolti dall’ordine del giorno della minoranza a conclusione del Consiglio comunale aperto, indetto mercoledì, al fine di discutere il ddl “Buona Scuola” emanato dal Governo Renzi.

Odg, però, bocciato alla conta dei voti con l’indignazione di insegnanti, presidi e sindacati presenti (escluse le assenze in aula da entrambe le parti, hanno votato il documento presentato dalla minoranza anche i consiglieri di maggioranza Panirossi, Aceto e Fassone). Nulla di fatto anche per quanto riguarda l’odg firmato dai consiglieri di maggioranza che richiedeva, al contrario, una revisione del piano delle assunzioni, ai fini di superare le criticità rispetto agli esclusi e di valorizzare le professionalità. Poco prima di mettere ai voti l’odg della maggioranza (con il quale non si chiedeva, però, il ritiro del ddl), alcuni consiglieri di minoranza sono usciti dall’aula e, tenuto conto delle assenze in maggioranza, è venuto a mancare il numero legale, vanificando il lavoro sul documento. In sintesi, un nulla di fatto per entrambi i testi che, al termine del Consiglio, sono rimasti nel cassetto.

Già varato dalla Camera dei Deputati e in procinto di essere discusso in Senato, il ddl “Buona Scuola” sta generando una dura reazione da parte del mondo della scuola che vi legge una mera riorganizzazione del personale, basata su criteri prettamente economici, mentre sono tralasciati qualità della formazione, diritto allo studio e funzioni fondamentali quali inclusione, solidarietà e socializzazione. A non andare proprio giù a studenti, insegnanti, presidi e sindacalisti intervenuti, i nuovi compiti dei dirigenti scolastici, tra cui, il conferimento di incarichi triennali, assunzioni di personale, attribuzione dei meriti e la conseguente concessione di premi di produttività, l’assegnazione delle classi di concorso e la definizione di piani di offerta formativa. Un ruolo che definiscono insostenibile e incostituzionale perché in contrapposizione con i principi di libero insegnamento e di buon andamento e imparzialità dell’amministrazione.

«Una scelta che va a discapito della continuità didattica e rischia di innescare diseguaglianze e clientelismi – sostengono insegnanti e sindacati – Come può infatti sentirsi libero nel suo insegnamento sapendo di essere giudicato dal dirigente scolastico? E come può giudicare l’allievo sapendo che genitori e allievi (nel caso delle scuole di secondo grado) saranno parte del comitato giudicante del suo operato?». A ciò si aggiungono i pesanti tagli al personale Ata, una riduzione delle classi a fronte di un aumento degli studenti (nello specifico sull’Astigiano), la ricerca, da parte delle scuole, di finanziamenti sul territorio che, sostengono, porteranno inevitabilmente all’affermazione di istituti di serie A e di serie B, senza dimenticare il mancato coinvolgimento di chi opera quotidianamente nella scuola.

m.b. e r.s.

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