Qualche consigliere a dicembre aveva storto il naso quando nella variazione di bilancio si parlava di consulenza legale. La Scr Piemonte, centrale di committenza della Regione, seguirà laffidamento degli appalti. Perplessità sul fatto che non si sia attinto al personale interno. Soltanto venti mesi per far tutto, contenziosi permettendo
Il progetto di riqualificazione della zona di Asti Ovest (PISU) sta entrando nel vivo. E mentre restano solo venti mesi per chiudere definitivamente le opere e rendicontarle spunta laffidamento degli appalti a una società regionale. Per ragioni di urgenza e con un costo che al massimo potrà essere di centomila euro. A far della facile ironia e scorrendo i nomi verrebbe da sorridere visto che dei sei presenti della giunta che ha approvato la Deliberazione di giunta numero 75 due sono economisti e tre avvocati. Qualche consigliere infatti aveva storto il naso a dicembre quando nella variazione di bilancio per centomila euro si parlava genericamente di consulenza legale ma adesso sembra tutto a posto. Serviva quindi questo affidamento esterno. Intanto va detto che la S.C.R. Piemonte S.p.A., affidataria della consulenza, è la centrale di committenza della Regione.
Voluta da una legge regionale del 2007 e quindi pienamente legittimata a svolgere tale attività. «Lo dice un articolo del codice dei contratti pubblici – precisa il professor Roberto Zanola titolare della cattedra di Microeconomia allUniversità del Piemonte Orientale – che le amministrazioni aggiudicatrici possono affidare le funzioni di stazione appaltante di lavori pubblici a centrali di committenza». Certo la norma è scritta allitaliana e comincia dicendo che le amministrazioni non possono affidare a soggetti pubblici o privati lespletamento delle funzioni o delle attività di stazione appaltante ma qualche riga dopo prevede la deroga. Va anche detto, per essere precisi, che quando agli enti locali sotto i cinquemila abitanti la legge ha imposto di avvalersi della stazione appaltante cè stata una mezza rivoluzione e si sta trattando per una proroga. Ma questa è unaltra storia.
Resta il problema di come spiegare alla gente questo tipo di decisione visto che il Comune una sua struttura che si occupa di appalti ce lha in pianta organica. «Già come la spieghiamo? – esordisce lassessore ai lavori pubblici Maria Bagnadentro – la richiesta è partita dal settore degli appalti. Le scelte effettuate dalla precedente amministrazione, in parte condivisibili, ci lasciano però pochissimo tempo per chiudere le opere e rendicontare i lavori». Rendicontazione che deve essere effettuata entro fine del prossimo anno. Venti mesi, quindi, che devono servire per approvare i progetti definitivi, affidare le gare e soprattutto effettuare i lavori. Contenziosi permettendo. Che se ci sono vengono fuori nelle fasi di affidamento e poi in sede di direzione lavori.
Una corsa contro il tempo che deve aver agitato più di un animo allinterno del palazzo comunale. «In parte condivido queste preoccupazioni – chiude lassessore – la quantità e la dimensione dei lavori è imponente. Gli uffici si sono trovati sommersi di attività. E il tempo che ci vuole per un progetto è più o meno lo stesso». Certo restano i dubbi di chi sostiene che sarebbe stato meglio gestire allinterno anche la fase delle gare invece che convenzionarsi con la società regionale. Che dovrebbe, secondo le motivazioni della delibera, risolvere anche i problemi della disapplicazione della norma nazionale a favore di quella europea. Insomma ce lo chiede lEuropa.
Lodovico Pavese