Paesi in allarme, a Mombaruzzo e dintorni, per il timore di perdere la stazione dell’Arma dei Carabinieri di Quaranti. A monte, una circolare ministeriale che vede a livello nazionale una ridefinizione dei canoni per le caserme in affitto presso privati. Commenta il primo cittadino mombaruzzese Giovanni Spandonaro: «La norma, già di qualche anno fa, chiede che alla scadenza dei contratti di locazione, il canone sia rivisto con nuovi conteggi, che di fatto lo riduce del 60 o 70 per cento». Difficile non immaginare, perciò, che la novità diventi critica nei confronti dei titolari degli immobili: «Sappiamo di non essere l’unico caso in cui la proprietà sia orientata a non rinnovare il contratto. È comprensibile, poiché il canone, così come verrebbe a essere rideterminato, paga poco più delle tasse ed eventuali lavori di manutenzione. D’altro canto, i conteggi originari erano comunque stati fatti da realtà pubbliche: o il canone era troppo alto allora, oppure diventa troppo basso ora».
Spandonaro, con il collega sindaco di Quaranti, Alessandro Gabutto, ha già partecipato a una riunione in Prefettura. Racconta Gabutto: «La Prefettura ci è apparsa non disponibile a modificare la proposta fatta ai proprietari del palazzo che ospita la caserma, il che temo significhi la chiusura delle trattative. Si è avviata una ricerca di immobili pubblici alternativi, per quanto ne so senza esito. Ci è stato detto che la ricerca sarà estesa via bando anche agli edifici privati, ma personalmente sono perplesso».
Il timore di entrambi i sindaci, e dell’intera vallata, è che a venire meno sia infine la stazione dei Carabinieri di Quaranti/Mombaruzzo, magari accorpata con Nizza. «Sarebbe un grande peccato – dice Spandonaro – perché territori come il nostro sono un po’ di frontiera, con molti anziani, e l’Arma rappresenta la presenza fondamentale dello Stato. In zona c’è sempre stato un ottimo rapporto di collaborazione tra Carabinieri e Comuni, i cittadini ne sono consapevoli e apprezzano».
La caserma specifica ha una storia che già parte “dal basso”: furono Spandonaro e il collega di allora Meo Cavallero, a fine anni novanta, a favorire un accordo con i privati per la sede attuale. Chiarisce il sindaco: «Ma in tempi come questo, di certo non siamo in condizione, come enti, di contribuire al canone».
Entrambi i primi cittadini si dicono motivati a battere varie strade per trovare una soluzione. Spiega Gabutto: «Stiamo cercando di sollevare la questione a tutti i livelli istituzionali, a partire dall’ANCI. Mi sembra tra l’altro condiviso, dai militari dell’Arma stessi, il desiderio di evitare un trasloco e preservare la posizione centrale sul territorio di competenza». Conclude Spandonaro: «Auspichiamo che, concluse le ricerche di immobili alternativi e verificatane l’impossibilità, ci sia un ripensamento e un rinsavimento. La questione dopotutto è nazionale e il nostro contesto non è quello di Milano».