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Attualità
La storia

Roatto, così orgoglioso del rinoceronte fossili da disegnarlo sul cancello di casa

L’iniziativa è del giovane nipote del proprietario di Cascina Melona, dietro la quale venne ritrovato “Alfonso”, il riconosceronte fossile. Ha copiato la scultura di Giorgia Sanlorenzo, l’ha ingrandita e l’ha riprodotta fedelmente.

C’è l’orgoglio di quel ritrovamento fossile eccezionale nel campo di casa, c’è l’affetto per un nonno scomparso da onorare e c’è la propria passione per la meccanica: tutto questo nell’idea di un giovane uomo di 30 anni, Daniele Boero di Roatto che ha “raddoppiato” la scultura dedicata al rinoceronte vissuto dietro la casa di famiglia qualche milione di anni fa.
La storia del rinoceronte fossile di Roatto l’ha descritta bene Laura Nosenzo nel suo libro “Fossili e territori”. Ha ricordato come, nel 1989, il professor Alberto Mottura, docente di Archeologia preistorica, e l’allora giovane studente, Francesco Scalfari avessero ritrovato un raro esemplare preistorico di rinoceronte (Stephanorhinus jeanvireti) nel campo di grano di Cascina Melona, affacciata sulla provinciale in valle che collega Villafranca a Montafia.
«Mio nonno mi ha raccontato tutta l’avventura di quel ritrovamento – racconta Daniele – e anche del fatto che per oltre una settimana gli recintarono una larga area di campo per fare gli scavi. Nel portico sotto il fienile erano accatastate le casse di legno numerate in cui venivano riposte le ossa».
Il nonno di Daniele, Fiorenzo Gagliasso, classe 1930, è mancato nel 2019 ma con il passare degli anni è cresciuto in lui l’orgoglio per quel ritrovamento.
«Siamo stati molto contenti quando il sindaco Bruno Colombo ha fatto realizzare la scultura sistemata su un basamento nel campo di fianco a casa, dove venne ritrovato il rinoceronte e dove tutti possono vederla».
Scultura firmata da Giorgia Sanlorenzo che è piaciuta così tanto al nipote di Gagliasso da spingerlo a riprodurla sul cancello di ingresso alla cascina.
«Ho chiesto il permesso di riprodurla e l’ho disegnata in autocad nell’azienda in cui lavoro, alla Icp di Castelnuovo Don Bosco. Incontrando l’entusiasmo del mio titolare, Edi Razzano che mi ha permesso di tagliare le varie parti del disegno in lamiera poi saldate qui sul posto, con l’aiuto di mio zio Roberto Sino».
Così ora, a distanza di pochi metri, ci sono due rinoceronti, uno più grande e uno più piccolo a custodire la memoria di quel ritrovamento e la collezione di trattori antichi di Daniele, cultore delle tradizioni.

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