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Roatto, lettere dalla Grande guerra

Ritrovate da Mona Bystrom-Colombo dietro un muro di casa restituiscono la memoria del caporale Lodovico Vercelli, originario di Maretto

Le ha custodite per oltre vent’anni come un tesoro prezioso, riponendole in una resistente scatola di cioccolatini, in attesa di trovare un modo per ridare voce e dignità a quegli scritti. Sono le lettere che il caporale Lodovico Vercelli – prima assegnato al corpo Mitraglieri Fiat reparto Cavalleria di Brescia e poi al Reggimento Lancieri di Mantova – scambiò con la famiglia di Maretto negli anni che vanno dal 1911 al 1919.

«La scatola originale era distrutta dal tempo – racconta Mona Bystrom-Colombo, sposata con il sindaco di Roatto – queste lettere sono state trovate durante i lavori di ristrutturazione di una parte della casa che abbiamo acquistato, dietro un muro che è stato abbattuto. La casa dovrebbe essere appartenuta alla sorella del caporale, Orsolina, trasferitasi poi a Torino, e tornata a Roatto solo per le vacanze».

In questi vent’anni Mona Bystrom, svedese trasferitasi a Roatto per amore del marito Bruno, ma anche del paese astigiano, ha fatto delle ricerche personali cercando di risalire ad un familiare del soldato. «La mia idea è sempre stata quella di consegnarle ad una persona di famiglia – dice Mona – ma non ad una persona qualsiasi. Volevo che le lettere fossero conservate degnamente e che non finissero tra i rifiuti». D’altra parte se queste lettere sono tornate alla luce da un tempo così lontano grazie ad una persona venuta anch’essa da lontano, probabilmente meritano l’attenzione e la cura con cui Mona le ha custodite.

«Ho provato anche a cercare qualcuno che fosse interessato a tenerle in un archivio storico o in un museo di memorie della guerra – continua Mona – ma senza successo. Non mi sono però arresa a lasciarle distruggere dal tempo senza tentare di dare loro una seconda vita».

Dalle lettere tra Lodovico e il papà Giovanni, la mamma e la sorella, emergono memorie e lessico familiari, le preoccupazioni per lo stato di salute di Lodovico, le mancate concessioni delle licenze per tornare a casa per dare una mano nella mietitura o nella vendemmia, la paura che non mangiasse abbastanza e la spedizione dei vaglia di poche lire (da 25 a 100) per non correre il rischio che non arrivassero e non gli fossero consegnate.

Tra quella corrispondenza semplice ci sono anche molte cartoline con le immagini dell’epoca, di gusto un po’ liberty, un po’ futurista, scritte e ricevute da amici e parenti. Che ci siano anche le lettere ricevute dal caporale fa pensare che siano state riconsegnate alla famiglia. Infatti qualcosa del soldato Lodovico Vercelli sappiamo leggendo gli scritti di oltre cent’anni fa: fu dichiarato disperso. Una lettera dell’11 aprile 1919 certifica l’interesse del deputato e avvocato Augusto Gazelli dei Conti di Rossana per far ottenere il sussidio al “padre di un militare disperso”.

Nelle foto le lettere ritrovate da Mona Bystrom-Colombo

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