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Attualità

I sassolini nella scarpa
del presidente Satragno

Ad una settimana dalla sottoscrizione dell'accordo biennale sul Moscato, il presidente della Produttori Moscato d'Asti e Associati, Giovanni Satragno, in piena vendemmia, trova il tempo di

Ad una settimana dalla sottoscrizione dell'accordo biennale sul Moscato, il presidente della Produttori Moscato d'Asti e Associati, Giovanni Satragno, in piena vendemmia, trova il tempo di togliersi qualche sassolino dalle scarpe.

«Siamo contenti di questo accordo? No, assolutamente no» ?è la sua risposta perentoria ?«e per svariati motivi. Il primo riguarda la strana situazione che si è venuta a creare con Agrinsieme (l'associazione facente capo a Confagricoltura e Cia). Invece di essere dalla stessa parte del tavolo, quella dei produttori, ce li siamo trovati contro, scoprendo che avevano anche fatto incontri separati con la parte industriale nei giorni precedenti la commissione paritetica in Regione nel corso dei quali, secondo me, hanno concordato il prezzo. Loro hanno accettato 105,5 euro a quintale mentre noi e Coldiretti puntavamo ad un ragionevole 110 euro a quintale. Dopo una lunghissima ed estenuante trattativa finita alle 3 di notte ci siamo spostati di poco, concludendo a 106,5 euro a quintale»

Dieci centesimi aggiuntivi che, alla fine, portano un milione di euro in più al comparto. «Un milione che si è ottenuto solo perché abbiamo puntato i piedi» sottolinea Satragno. Che ha critiche più generali sul funzionamento della commissione paritetica. «La paritetica ha senso se si viene trattati tutti con pari dignità ? spiega- invece, davanti alla parte industriale, i produttori non vengono mai trattati alla pari. Loro arrivano mettendo le mani avanti dicendo che i vertici delle multinazionali a cui devono rispondere hanno già stabilito i budget dell'anno e dunque dalle proposte che ci vengono fatte non possono spostarsi o ci concedono qualche contentino. E allora che razza di trattativa è?» Secondo il presidente della Produttori, le multinazionali che gestiscono la trasformazione e l'imbottigliamento devono finalmente convincersi del fatto che il vino non è una "merce" come le altre, non si può contrattare come si contrattano le patate, il mais o le barbabietole.

E i sassolini non sono ancora finiti. Un altro argomento sul quale Satragno ha molto da ridire è la mancanza di riconoscimento, nel nuovo accordo, di una quota per chi coltiva i "surì", ovvero vigneti in posti molto ripidi ed impervi, dove non è quasi possibile andare con mezzi meccanici e la coltivazione avviene quasi tutta manualmente. «Quei produttori si sono sentiti presi in giro – ?sottolinea Satragn o-? è ancora ben impressa nella loro memoria la festa fatta a Santo Stefano Belbo con il Consorzio dell'Asti che li premiava per la loro tenacia e per il loro eroismo e poi adesso il loro lavoro non vale più niente per gli industriali».

Nervi scoperti anche sull'annullamento delle trattenute da destinare al lavoro delle associazioni. «Noi, da parte nostra, riusciamo a sopravvivere anche senza, per un po' di anni. Ma vorrei solo ricordare che quei soldi sono sempre stati spesi bene, a difesa del territorio e dei soci da attacchi esterni come quello di Zonin e per una promozione vera ed efficace dei nostri prodotti». Amara la conclusione: «La cosa che mi fa più male è che, in ogni discussione, si parli solo sempre di beghe e di soldi e mai dell'alta qualità del nostro vino».

Daniela Peira

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