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Intervista

Sacco: “Dopo 8 anni lascio una Fondazione più radicata sul territorio e motore di sviluppo”

Fra poche settimane scadrà il suo mandato: “Abbiamo finanziato 1860 progetti con oltre 30 milioni di stanziamento, sempre valutando le ricadute sul territorio”

Anche in questi giorni arriva puntuale al mattino in ufficio, nonostante siano le ultime settimane: Mario Sacco non si sente ancora un “ex” presidente della Fondazione. Approvato il bilancio a fine aprile, lavora ai progetti in corso e guarda con dissimulato distacco alle voci (e manovre) per stabilire chi lo sostituirà.

Sacco, davvero non si sa ancora chi sarà il nuovo presidente della Fondazione?
Io no. C’è ancora tempo, un paio di mesi, sono sicuro che si troverà una soluzione adeguata. Intanto il Consiglio di Indirizzo che si sta insediando è composto da ottime professionalità e questo è importante. Io vorrei ringraziare e sottolineare l’apporto dato da chi ha condiviso con me questi mandati: dal Consiglio di Indirizzo al Cda (Paola Malabaila, Germana Ferrero, Nino Perna, Massimo Picollo, Roberto Scaltrito, Riccardo Ruscalla, Micaela Soldano) e ai dipendenti, dalla direttrice Natascia Borra a Andrea Monti, Monica Musazzo, Federica Capello e Federica Cabiati: una squadra di grande efficienza perché gestire una Fondazione come questa solo in 5 vuol dire che c’è tanta capacità e professionalità.

Che cosa ha fatto la Fondazione in questi anni?
Le Fondazioni bancarie come la nostra sono centrali da un punto di vista sociale, economico, culturale. La mia storia personale è fortemente legata a questo territorio e credo di aver contribuito a radicare ancor di più la Fondazione CrAsti al suo territorio.

Ma è anche un centro di potere?
Parlano i fatti. Abbiamo difeso la scelta dell’autonomia della banca che, molto bene amministrata, è potuta crescere e consolidarsi in tutto il Nord Italia tanto che una Fondazione importante, la Crt, ha scelto di investire nella Banca di Asti. Un fatto rilevante: perché rafforza la governance che io definisco “dei territori” con le Fondazione di Biella e Vercelli; e perché una Banca guidata dalle Fondazioni per sua natura guarda con più attenzione anche agli aspetti sociali e questo fa bene a chi vive e lavora in questo territorio.

All’inizio le Fondazioni facevano soprattutto erogazioni, oggi sono diventate anche attori economici…
Nel corso del mio mandato abbiamo stanziato oltre 30 milioni finanziando 1860 progetti, dall’arte alla cultura, dal welfare all’istruzione allo sviluppo locale e poi c’è tutta la parte delle attrezzature per l’ospedale. Uscendo dai numeri, la nostra filosofia è sostenere il territorio con progetti, grandi o piccoli, ma di cui valutiamo sempre la ricaduta da un punto di vista sociale ed economico.

Facciamo degli esempi…
Siamo uno dei pochi casi in Italia in cui una Fondazione bancaria è socia di una Atl: abbiamo visto nella proposta di fusione con Langhe e Roero un progetto vincente per la promozione all’estero delle nostre colline e i risultati del turismo in crescita dicono che abbiamo visto giusto. E poi c’è Asti Musei…

La interrompo… c’è chi contesta che così il Comune abbia svenduto la politica culturale alla Fondazione e che Asti Musei non sia attenta al territorio…
Asti Musei ha rilevato la gestione di musei comunali che prima erano chiusi. Ricordo ancora l’assessore regionale Antonella Parigi ad Asti per vedere la Casa di Alfieri, ferma davanti al portone sbarrato. La politica culturale la fa il Comune con AstiTeatro e tutto il resto e noi non ci mettiamo becco. Da dicembre 2018 con Chagall abbiamo avuto 165 mila ingressi alle nostre mostre e teniamo conto che ci sono i 2 anni di Covid in mezzo; nello stesso periodo ci sono stati 325 mila ingressi ai musei cittadini, tutti paganti. Terminata la mostra di Caravaggio gli ingressi a palazzo Mazzetti si sono mantenuti stabili, segno che oramai c’è un pubblico di turisti che viene ad Asti per vedere i nostri musei. E poi abbiamo creato la prima rete in Italia, di gestione e collaborazione con altri musei sparsi in provincia che quindi beneficiano di una promozione collettiva. Un investimento che ha ricadute sul territorio.
Siete anche nella Fondazione Slala, società che si occupa di logistica: perché?
Sviluppo economico: la logistica svolgerà un ruolo sempre più importante e il Sud Piemonte, retroterra dei porti di Genova e Savona, nel suo complesso non potrà che beneficiarne.

La Fondazione sostiene da 30 anni il Polo universitario: con quali risultati?
Negli ultimi anni abbiamo raddoppiato gli iscritti che ora sono oltre 2 mila: abbiamo corsi di assoluta eccellenza, legati al territorio e grazie agli investimenti della Banca di Asti dotazioni tecniche e informatiche all’avanguardia. Cito solo il Nursing Anne Simulator, un manichino ad altissima tecnologia utilizzato nei corsi di infermieristica e per Oss che simula un paziente vero. Aspettando le risorse per lo studentato, riqualificheremo l’ex palazzina ufficiali che ospiterà alloggi per studenti, una nuova palestra per Scienze Motorie ma anche per le associazioni sportive cittadine e c’è il progetto di realizzare un parcheggio interrato su piazza De Andrè che diventerà area verde con percorsi sportivi.

Progetti in corso?
Nella ristrutturazione di palazzo Ottolenghi abbiamo finanziato la creazione di un museo del cinema dedicato a Pastrone con postazioni multimediali, per l’estate partirà una mostra con le opere del pittore e scultore Carlo Carosso mentre stiamo definendo per il 2025 una mostra dedicata al grande Gugielmo Caccia, uno dei maggiori pittori piemontesi del ‘600, a 400 anni dalla sua morte. Sarà anche l’occasione per eventualmente recuperare e restaurare opere custodite in chiese e palazzi del Piemonte.

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