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Saitta: «La sanità si salvadecongestionando gli ospedali»
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Saitta: «La sanità si salva
decongestionando gli ospedali»

«Dobbiamo salvare la sanità piemontese e per farlo è necessario renderla sostenibile economicamente. Questa è la scommessa che intendiamo vincere». E' stato perentorio Antonio Saitta,

«Dobbiamo salvare la sanità piemontese e per farlo è necessario renderla sostenibile economicamente. Questa è la scommessa che intendiamo vincere». E' stato perentorio Antonio Saitta, assessore regionale alla Sanità in visita mercoledì mattina ad Asti, nel Salone del Consiglio provinciale di piazza Alfieri. Accanto a lui Ida Grosso, neo direttrice generale dell'Asl, il consigliere regionale Angela Motta e il collega di giunta Giorgio Ferrero. Ma anche il sindaco Fabrizio Brignolo e Marco Gabusi, vice presidente reggente della Provincia. In sala sindacati, rappresentanti di medici e infermieri e una parte dei 118 sindaci astigiani ansiosi di conoscere i contenuti della bozza di delibera che, se approvata dalla Regione entro il 30 giugno, porterà alla riorganizzazione del Piano di assistenza territoriale.

«La riorganizzazione e il potenziamento dei servizi sul territorio è un secondo tassello fondamentale che si affianca al riordino della rete ospedaliera», ha continuato Saitta. «Se in Piemonte vogliamo davvero avviare la rivoluzione di spostare il fulcro dall'ospedale al territorio allora dobbiamo contare su tutti i soggetti interessati, dai sindaci alle professioni». Una chiamata alle armi per coinvolgere chi, come i sindaci, ha il polso della realtà locale e conosce le criticità di un territorio frastagliato come quello astigiano. «Il punto di partenza del nostro piano sarà la creazione di un distretto forte con un budget dedicato all'assistenza territoriale. Dobbiamo portare ad un cambio di mentalità. La consuetudine per la quale "ho un problema, vado in ospedale" va superata. Intendiamo inoltre portare ad una coincidenza tra consorzi socio-assistenziali e distretto» ha spiegato Saitta, che ha aggiunto come il nuovo distretto debba essere un luogo anche «fisico in cui le esigenze socio-assistenziali si incontrano con quelle sanitarie».

Basta pellegrinaggi da una struttura all'altra. Salvo gli interventi complessi, il cittadino dovrà trovare i servizi in un unico luogo. Ai direttori dei distretti saranno assegnati compiti di equilibrio di bilancio ma anche di gestione della rete territoriale. A loro il compito di strutturare il piano di rete assistenziale di distretto con valenza pluriennale indicando i posti letto e le risorse necessarie così che queste vengano messe a bilancio per il 2016. La formula della riforma sembra essere quella della "domiciliarizzazione" per la diagnostica, l'assistenza e la cura così da ridurre le degenze in ospedale. «L'ospedalizzazione ci costa moltissimo. In Piemonte abbiamo 500 mila ricoveri l'anno, senza contare i day hospital. Di questi 200 mila sono di ultra settantenni e 150 mila vengono ricoverati in area medica. Questo perché dopo la fase acuta non c'è assistenza domiciliare. Tutto questo dovrà cambiare ottimizzando le risorse», ha aggiunto Saitta. Perno di questa rivoluzione saranno i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta che dovranno tornare ad un rapporto ancora più diretto con il paziente sgravandolo dalla burocrazia. «Il 95% degli accessi al Pronto Soccorso riguarda codici bianchi e codici verdi. Confidiamo che con questo piano, che potenzia la rete territoriale, si possa decongestionare l'afflusso di utenza all'ospedale».

Il piano per l'assistenza territoriale è stato accolto con un prudente ottimismo dai sindaci presenti che hanno condiviso i punti presentati dall'assessore. «L'impressione è positiva se i punti della bozza verranno applicati nella loro interezza. Certo è che non esistono riforme a costo zero. Dovremo capire di quanto sarà la copertura finanziaria» ha osservato Flavio Pesce, sindaco di Nizza Monferrato. Il collega Giuseppe Ugonia di Calosso ha invece aggiunto come «la riorganizzazione della rete ospedaliera sia stata digerita a fatica e solo con la promessa di una compensazione delle perdite (di posti letto e reparti) con una rete territoriale efficiente. Auspichiamo che quanto detto venga fatto».

Preoccupazioni sulla "fusione" tra distretto e consorzi arrivano da Beppe Gallareto, presidente del Cisa, il consorzio socio-assistenziale del Sud Astigiano. «Dal nostro punto di vista il sociale dovrà mantenere la sua autonomia e in questo caso l'ente gestore le sue funzioni». Quanto al timore che la riforma si riveli "torino-centrica", ha risposto l'assessore Giorgio Ferrero: «Assicureremo le stesse opportunità a chi vive nei piccoli centri rispetto a chi risiede nei grandi agglomerati urbani. Questo per le cure di base. Ovvio che per gli interventi più importanti ci si dovrà spostare». Per il Piano la Regione avrà a disposizione gli 8 miliardi stanziati per la Sanità. «Dovranno bastare per fare tutto» conclude Saitta. Intanto arriva la comunicazione del prossimo taglio alle strutture amministrative complesse così da liberare risorse da convogliare nella riorganizzazione della rete territoriale.

Lucia Pignari

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