La protesta del Consorzio Astiscuola
Anche le sedici autoscuole astigiane associate al Consorzio Astiscuola, che in totale gestiscono ogni anno circa 2.500 rilasci di patenti, sono sul piede di guerra per l’introduzione dell’Iva al 22% sui costi per ottenere il documento di guida. Come se non bastasse si tratta di un’IVA retroattiva sugli ultimi cinque anni. La protesta è già arrivata a Roma attraverso le associazioni UNASCA e Confarca, che sono scese in piazza mercoledì, ma ad oggi non c’è nulla di sicuro, se non qualche annuncio, per evitare quella che Emilio Patella, segretario nazionale delle autoscuole UNASCA, definisce «una macelleria sociale». Tutto nasce dalla Risoluzione 39, del 2 settembre scorso, dell’Agenzia delle Entrate la quale, recependo una sentenza della Corte di Giustizia Europea (14 marzo scorso), ha introdotto il nuovo regime fiscale sul conseguimento delle patenti che fino a poche settimane fa era esente dal pagamento dell’imposta. La sentenza europea, infatti, aveva stabilito che le autoscuole non sono “scuole” ordinarie o assimilabili alle università, quindi non possono godere di un’esenzione sull’IVA. Ma, come se non bastasse, la Corte ha aperto la strada al recupero dell’IVA non pagata sull’ultimo quinquennio obbligando, di fatto, le autoscuole a diventare “cassieri” per conto dello Stato nel tentativo di recuperare l’IVA non pagata.
Recuperi da 150 a 800 euro?
Un’impresa praticamente impossibile perché, al di là di risalire ai patentati per chiedere loro integrazioni che vanno da 150 euro per un patentino del ciclomotore a circa 200 euro per le patenti B fino a 700/800 euro per le patenti professionali (camion e autobus), potrebbero aprirsi contenziosi legali da chi, anziché pagare, potrebbe rispondere: «Tanto mi hai chiesto, tanto ho pagato. Il resto non è affare mio». Questo obbligherebbe le autoscuole a “risarcire” di tasca loro l’IVA non pagata con stime che le associazioni di categoria quantificano per 110.000 euro per scuola. Insomma, una situazione quasi kafkiana alla quale l’Agenzia delle Entrate dovrà dare risposte.
Ma già oggi le iscrizioni alle autoscuole sono state ritoccate al rialzo con prezzi compresi di IVA al 22%.
Sicurezza a rischio?
Eppure il Consorzio Astiscuola lancia l’allarme anche su un altro aspetto: «Ci saranno possibili conseguenze sulla sicurezza stradale con il calo drastico delle ore di guida degli allievi che, ovviamente, avendo un budget limitato, risparmieranno dove possibile». Oggi, infatti, prima di accedere all’esame di guida, dopo aver superato l’esame di teoria, è obbligatorio aver sostenuto almeno sei ore di guida con un istruttore. In media ogni guida costa tra 40 e 50 euro orarie (circa 300 euro per corsista tra ore intere e guide da 30 minuti). Va da sé che, stando alle sole patenti B, gli aumenti dell’IVA al 22% fanno impennare i costi per ottenere il documento di guida da circa 800 a 1.000 euro. «La retroattività della legge – si legge in una nota del Consorzio – oltre a minacciare un caposaldo del nostro sistema giuridico, “la certezza del diritto”, coinvolge milioni di conducenti che già hanno conseguito la patente e che se avessero saputo di dover pagare in più, non l’avrebbero fatto. E’ assurdo e surreale permettere che ciò avvenga, anche perché, nel caso fosse tutto attuato, molte autoscuole/centri di istruzione automobilistica chiuderebbero le loro attività economiche non potendo sanare i debiti non riscossi ai clienti». Ma il vice ministro dell’Economia Misiani ha già annunciato che il Governo interverrà per bloccare il recupero dell’IVA delle annualità pregresse.