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San Damiano: agrifotovoltaico energia senza consumo di suolo

Al Foro boario una giornata di studio a cuihanno preso parte agronomi da tutta Italia
Le prospettive offerte dall’energia rinnovabile prodotta con il sistema agrifotovoltaico avanzato sono state oggetto di una giornata di studio e di formazione svoltasi negli spazi del Foro boario di San Damiano: gli interventi dei relatori sono stati seguiti da una cinquantina di agronomi e dottori forestali presenti in sala, ma anche da più di 300 professionisti del settore collegati da tutta Italia. I lavori sono stati aperti dal saluto di Valter Valle, agronomo, ex sindaco di San Damiano ed organizzatore del convegno, che ha sottolineato «l’importanza di un momento formativo mai fatto sinora, allo scopo di iniziare un percorso di produzione di energia rinnovabile senza consumo di suolo ed avendo attenzione al cambiamento climatico».
Il sindaco Davide Migliasso ha ricordato invece quanto il Comune sia attento al risparmio energetico ed alle rinnovabili, avendo anche aderito di recente ad una CER (Comunità energetica rinnovabile). Gabriele Chiodini ha fatto il punto sugli aspetti normativi e sulle opportunità che CER e PNRR offrono al fotovoltaico: «L’Italia è un modello di riferimento a livello europeo – ha detto – ed ha linee guida che fissano questi requisiti: 1) l’impianto deve avere continuità di produzione; 2) deve esserci integrazione fra attività agricola e produzione di energia elettrica; 3) i pannelli devono essere su strutture elevate da terra di almeno 1,30 o di 2,10 metri, a seconda delle colture cui si abbinano; 4) i moduli devono avere un sistema di monitoraggio dei dati; 5) l’impianto potrà servire a recuperare la fertilità del suolo. Esistono terreni in cui dare ombreggiamento può favorire il recupero di alcune colture ed al contempo il risparmio idrico.»
Il bando del PNRR rappresenta un elemento fondamentale per lanciare questa esperienza a livello nazionale, ma bisognerà vedere come funzioneranno questi impianti: i dati raccolti dai monitoraggi saranno raccolti per i primi cinque anni, per capire cosa succede sul terreno in diverse regioni d’Italia, valutando gli effetti dell’ombreggiamento e la quantità di energia prodotta, che dovrà essere consumata in primo luogo dall’azienda agricola che la produce, o dalla comunità energetica di cui essa farà eventualmente parte. Gli impianti di agrifotovoltaico rappresentano un investimento che si ripaga in 7 – 8 anni, dopo di che produrranno reddito per l’azienda, diventando un modo per diversificare gli investimenti.

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