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Attualità
L’appello

San Damiano, il calvario dei nonni marocchini per stare con le nipotine che hanno perso la mamma

Ha chiesto il rinnovo ma le visite a casa sono avvenute mentre si trovava in Marocco in vacanza con le piccole. Ed è di nuovo “sospeso”.

Ancora problemi per il permesso di soggiorno richiesto da Mostafa Kassou, il nonno della piccola Baylan e di altre tre nipotine in tenera età che nell’aprile del 2023 hanno perso la mamma a seguito di parto.

L’uomo e sua moglie  da quel maledetto giorno hanno lasciato la loro vita e i loro anziani genitori in Marocco per venire a San Damiano ad aiutare il figlio rimasto vedovo con le quattro bambine da crescere. Delle quali una neonata e che oggi ha appena un anno e mezzo e importanti problemi di salute.

A questa sofferenza con la quale ogni giorno devono i conti, si aggiunge un difficile percorso di regolarizzazione della loro presenza   in Italia.

Ci eravamo già occupati in passato dei lunghi tempi necessari per ottenere il permesso di soggiorno e i documenti necessari per la loro permanenza legittima.

Il signor Kassou aveva già  raccontato al nostro giornale le difficoltà per ottenere il primo permesso: lui e la moglie avevano fatto richiesta nel luglio del 2023, pochi mesi dopo il decesso della nuora e il loro arrivo in Italia. Furono necessari più di nove mesi per la prima visita a casa del figlio e la conferma della loro convivenza e il permesso arrivò il 29 maggio 2024 con scadenza il 18 luglio.

Pochi giorni dopo averlo ricevuto, aveva già fatto domanda per il rinnovo, documento che gli serviva per poter fare ritorno in Italia dopo il viaggio in Marocco già programmato sia per andare a fare visita agli anziani genitori di Kassou e della moglie, sia per portare le bambine in vacanza.

«Siamo stati in Marocco fino ad ottobre su raccomandazione dei medici del Regina Margherita per consentire alla nostra nipotina più piccola, nata prematura e dopo il difficile parto cui seguì la morte della madre, di godere il più possibile del clima di mare. Sta seguendo cure molto complesse a causa dei suoi problemi ai polmoni che spesso le provocano mancanza di respiro. E in effetti la piccola ha mostrato dei miglioramenti. Ma siamo tornati per consentire alle sue tre sorelle di adempiere agli obblighi scolastici qui in Italia».

Al ritorno una brutta sorpresa.

«Se alla mia prima richiesta di permesso di soggiorno ci misero 9 mesi per venire a verificare che abitavo con mio figlio, alla richiesta di rinnovo la visita a casa per confermare di nuovo che vivevamo con lui e le bambine avvenne a breve distanza di tempo e per ben tre volte (19-22 giugno e 6 luglio) mentre noi e le bimbe   eravamo in Marocco. E così sono stato dichiarato “assente” al controllo».

Al suo ritorno, il signor Kassou ha inviato una lettera in cui motivava la sua assenza (necessità di far trascorrere alla piccolina un periodo al mare, una vacanza di svago per le altre sorelline che stanno soffrendo per la morte della madre, visita a madre e suocera anziane rimaste in Marocco) chiedendo di avere  una risposta.

«Da quelle mie lettere dell’8 e del 14 novembre in cui elencavo le ragioni della mia momentanea assenza, non so più nulla. Vorremmo sapere se possiamo andare, io e mia moglie con le nipotine, in Francia a visitare l’altro nostro figlio per Natale, ma, a distanza di oltre sei mesi dalla nostra richiesta di rinnovo del permesso, non abbiamo avuto risposte».

Mostafa Kassou chiude il suo appello sottolineando che il suo intervento non è personale contro la Questura di Asti, ma più in generale su come in Italia, classificata tra le economie più avanzate del mondo, la compilazione di un documento che dovrebbe essere considerato “normale” come un permesso di soggiorno richieda un’attesa di molti mesi. «La lentezza che ho potuto constatare – scrive ancora – non credo possa essere giustificata solo con l’elevato numero di domande e la mancanza di risorse umane per trattarle, ma vada ricercata anche nella misura della volontà politica di “servire” coloro che sono in Italia».

La risposta della Questura

Il Questore di Asti, Marina Di Donato, ha attentamente preso in considerazione la segnalazione del signor Kassou e, verificato l’iter che la sua pratica ha percorso all’interno dell’Ufficio Immigrazione, ha alcune precisazioni da fare.

«Noi abbiamo bene in mente il caso del signor Kassou per le dolorose premesse che hanno portato al suo arrivo in Italia. Ma – ha affermato il Questore – il nostro Ufficio ha sempre operato nel perimetro di quanto previsto dalla legge e dai regolamenti. Il tipo di permesso che ci ha richiesto, per legge prevede che la convivenza stabile con la persona indicata (in questo caso il figlio n.d.r.) sia condizione imprescindibile per il rilascio dello stesso. Comprendiamo le sue giustificazioni ma resta il fatto che il signor Kassou deve farsi trovare a casa quando passano gli operatori per la verifica della sua presenza. Non si può derogare in alcun modo da questa disposizione. Sottolineo, inoltre, che proprio questa condizione è stata spiegata, a voce, all’interessato durante un suo colloquio presso i nostri uffici».

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3 risposte

  1. La vicenda rappresenta bene come la burocrazia italiana abbia una rigidità tale da far fare inutilmente la cosa sbagliata, pur “rimanendo formalmente nel giusto”.
    Contro l’interesse di tutti.
    Che i nonni vivano con il figlio e le nipoti da oltre un anno e mezzo è cosa nota probabilmente a tutti nella frazione di San Pietro. E l’assenza estiva era sacrosanta sia per la salute dell’ultima nata, sia per motivi famigliari.
    In questa situazione la differenza la possono fare le persone cercando la soluzione giusta.
    Sarebbe bello che il caso avesse una soluzione “natalizia”. Sarebbe meglio che la famiglia non disperdersse energie per questioni burocratiche (sia per sacrosante), ma possa dedicare tutto il tempo e le energie alle bambine.

  2. Per quanto riguarda la risposta della Stimata questore Marina Di Donato..

    Grazie،gratitudine e spero..

    Ho letto il chiarimento della stimata Sig.ra Marina di Donato Questore di Asti, e la saluto cordialmente per la sua pronta reazione all’articolo pubblicato sul sito La Nuova Provincia, che dimostra il suo apprezzamento per i media, in particolare per il vostro sito, che è noto per la sua credibilità e la profondità e ricchezza dei suoi contenuti.
    – Ringraziando sinceramente anche la Signora Questore per la sua simpatia nei confronti della nostra famiglia e per la considerazione delle informazioni da me fornite, confermo di condividere l’opinione della stimata Signora Questore riguardo alla necessità di rispettare le procedure legali Si noti che la questione del monitoraggio della presenza a casa è necessaria e riconosciuta , rilevando che ho risposto per iscritto a Lettera dell’Ufficio immigrazione di più di 40 giorni fa e fino ad oggi (20 dicembre 2024) Non è stata effettuata alcuna visita da parte delle autorità interessate per verificare la mia permanenza con le mie nipoti italiane a casa di mio figlio a San Pietro di San Damiano d’Asti
    In conclusione, desidero esprimere il mio pieno apprezzamento per l’impegno profuso dal Questore di Asti al servizio delle problematiche dei cittadini italiani e stranieri.
    kassoumostafa@yahoo.fr

  3. La vicenda della famiglia Kassou è emblematica di quanto la burocrazia italiana, pur rispettando la forma, spesso manchi di flessibilità e di umanità nei confronti di situazioni delicate. Questa famiglia vive già un momento estremamente difficile: la perdita della madre delle quattro bambine, il carico emotivo e pratico di dover crescere una neonata con gravi problemi di salute e altre tre piccole che stanno cercando di superare un trauma così profondo. I nonni, con un gesto straordinario, hanno lasciato tutto in Marocco per sostenere il figlio vedovo e le nipotine, cercando di portare un po’ di stabilità e conforto in una situazione drammatica.
    Eppure, invece di facilitare questo delicato equilibrio, la burocrazia lo complica ulteriormente. È assurdo che i controlli per il rinnovo del permesso di soggiorno siano stati effettuati durante un periodo in cui la famiglia era in viaggio per curare la nipotina in un clima marino più adatto alla sua salute, una scelta dettata da indicazioni mediche. È altrettanto inaccettabile che il permesso di soggiorno, appena ottenuto dopo una lunga attesa, fosse già in scadenza, costringendo il nonno a richiedere il rinnovo e a viaggiare con una semplice ricevuta. Il risultato? Una sospensione che, invece di aiutare, rischia di distruggere ulteriormente questa famiglia già fragile.
    In una situazione simile, sarebbe auspicabile rivedere la pratica con maggiore buon senso e umanità, accelerando le procedure e garantendo che questa famiglia possa concentrarsi sulle vere priorità: il benessere delle bambine, il sostegno al figlio vedovo e, soprattutto, il suo reinserimento lavorativo. Quest’ultimo punto è cruciale per restituire stabilità economica e garantire un futuro sereno alla famiglia. Continuare a gravarli di ostacoli burocratici rischia solo di peggiorare una situazione già drammatica, senza alcun beneficio per nessuno. È un appello non solo alla burocrazia, ma anche a una politica che metta al centro le persone e i loro bisogni concreti

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