Si è tenuto al Foro boario di San Damiano un interessante incontro organizzato da “Terre Alfieri in paniere” e che ha avuto per titolo “Geologia suoli e clima: come questi elementi caratterizzano l’unicità e la tipicità dei paesaggi e dei prodotti delle Terre Alfieri”. Obiettivo della serata, che ha avuto per relatore il geologo Edmondo Bonelli, è stato far comprendere le caratteristiche di un territorio da un lato fragile, perché per la sua composizione è spesso minacciato da fenomeni di erosione, ma dall’altro straordinariamente vocato alla coltivazione e capace di fornire eccellenti produzioni orticole, frutticole e persino di pregiatissimi tartufi.
«In tema di coltivazioni, la tradizione astigiana ha radici profonde, addirittura antecedente all’epoca romana. Tuttavia oggi agricoltori e viticoltori si trovano ad affrontare problemi nuovi, soprattutto legati ai cambiamenti climatici – ha detto Luigi Franco, presidente dell’Enoteca Regionale Colline Alfieri – per cui è fondamentale comprendere le caratteristiche dell’ambiente in cui si lavora per poterne controllare le fragilità ed esaltare le potenzialità».
La relazione di Bonelli è partita dalle origini geologiche dei terreni, venutisi a formare in conseguenza del succedersi delle diverse ere, in cui il mare che copriva la pianura padana lasciò importanti sedimenti: i successivi cambiamenti climatici determinarono la scomparsa del mare e la formazione delle attuali colline: «Nell’astigiano siamo di fronte a terreni limosi, sabbiosi, calcarei e spesso alla presenza di gesso, elementi che hanno la capacità di imprimere qualità ai frutti dell’agricoltura, della viticultura e della tartuficoltura. – ha spiegato Bonelli– La composizione del suolo stimola efficacemente le piante a produrre frutti di qualità, con il giusto equilibrio di componenti. Al risultato concorre anche il clima, che insieme al suolo determina le condizioni in base alle quali le piante possono esprimersi al meglio: nelle nostre zone la combinazione è decisamente favorevole a coltivazioni di valore».