“Venti mesi” di angoscia per cercare di sfuggire ai rastrellamenti nazifascisti: è questo il titolo di un’esperienza di vita raccolta nel diario scritto da Renzo Segre dopo l’8 settembre 1943. Il diario, poi divenuto libro, è stato presentato da Alessandro Cerrato nel salone consiliare del municipio di San Damiano, in occasione della Giornata della memoria e alla presenza di numerosi familiari di Renzo Segre.
La presentazione è stata introdotta da un intervento della direttrice dell’Israt Nicoletta Fasano che, dopo aver illustrato l’humus dal quale nacquero le leggi razziali del 1938, ha sottolineato l’importanza di rapportarsi con la quotidianità di quei giorni per capire appieno quali terribili drammi umani si vissero.
Il libro è la cronaca di un tempo in cui non ci si poteva fidare di nessuno, ma nel quale emerse luminosa la figura di Carlo Angela (padre di Piero), un medico di grande dirittura morale che, a rischio della vita, ricoverò nella sua clinica di San Maurizio Canavese Renzo Segre e la moglie Nella. Inoltre, ha portato la sua testimonianza anche Laura Povero, la cui famiglia ospitò a San Damiano i genitori di Renzo Segre, che quasi per miracolo scamparono alla perquisizione della casa dov’erano ospitati: Guido Attilio Segre, nipote di Renzo, ha segnalato ad Israele la famiglia Povero come meritevole del riconoscimento di “giusto fra le nazioni”.