Ora le idee in Provincia sono un po più chiare, circa la situazione sanitaria del nostro territorio. Martedì scorso, infatti, nel palazzo di piazza Alfieri si è tenuto un incontro tra i
Ora le idee in Provincia sono un po più chiare, circa la situazione sanitaria del nostro territorio. Martedì scorso, infatti, nel palazzo di piazza Alfieri si è tenuto un incontro tra i consiglieri provinciali e i primari dellospedale Cardinal Massaia. Ora sappiamo quanti sono i posti letto e i reparti a rischio – ha detto Marco Gabusi, vice presidente della Provincia – Abbiamo fatto il punto della situazione con i primari e con i vertici dellAsl astigiana. Il problema è leliminazione dei Soc, questo creerebbe un reale impoverimento del servizio. Ci sono reparti – ha continuato Gabusi – la cui chiusura comporta solamente la perdita di qualche posto letto. Ce ne sono altri, invece, che si portano dietro a caduta la soppressione di servizi collaterali. E un problema di Soc e noi ci batteremo per salvaguardare la nostra sanità.
Una sanità che, se la riforma dovesse passare così comè, farà acqua da tutte le parti. E intanto i cittadini, le vere vittime di questo rimpasto, si chiedono quale sia la ratio della riforma, quali siano le finalità reali della manovra. Ma quale ratio ci può essere dietro la soppressione di primariati e reparti di eccellenza riconosciuta ad Asti, per trasferirli in un nosocomio dove il servizio non cè oppure la struttura deve essere adeguata per ospitarlo? Una ratio difficile da comprendere per chiunque, salvo, come comincia a dire qualcuno in città, che dietro non ci sia la volontà di sopprimere definitivamente i servizi per lasciare solo quelli del capoluogo piemontese, allargando il bacino dutenza. Ad Asti i reparti di Medicina sono utilizzati oltre il 100% dei posti letto – ha detto il vice presidente della Provincia – questo significa che in certi momenti i pazienti di Medicina vengono ricoverati in altri reparti per mancanza di disponibilità.
Ora a Medicina del Massaia dalla Regione vogliono togliere una cinquantina di posti letto. Come feramo se già oggi non siamo in grado di soddisfare totalmente le richieste? Evidentemente la finalità di questa manovra sanitaria – ha affermato Gabusi – è quella di ridurre le prestazioni sanitarie, cioè fare in modo che la gente non si curi più. I sindaci astigiani, i consiglieri della Provincia, i primari e il personale ospedaliero, concordano sulla necessità di agire efficacemente e rapidamente al fine di mantenere alta la qualità del servizio sanitario offerto dallospedale di Asti. Si può addirittura pensare di rinforzarlo, visto che la struttura è giovane e può essere sfruttata meglio. Poi la necessità è quella di salvaguardare le nostre specialità e non andarle a disperdere malamente sul territorio piemontese.
Non sappiamo quali margini di manovra ci siano, se potremo ancora incidere sulla riforma – ha confessato Gabusi – E chiaro che dobbiamo mobilitarci, far sentire forte la nostra voce e se da Torino i politici non ci concedono un incontro, troveremo il modo per far pervenire loro le nostre controproposte. Intanto, in tutto questo marasma, lospedale della Valle Belbo è passato in cavalleria. Come finirà quella storia? Non lo sappiamo, ma possiamo immaginarlo. Entro il 31 dicembre non ci saranno i soldi necessari per proseguire i lavori. Il cantiere verrà interrotto e la Regione sarà costretta a pagare le penali allazienda. Così avremo pagato e non avremo lospedale.
Flavio Duretto