“E’ stata finalmente accolta la nostra proposta di far scendere in campo l’esercito per fermare l’invasione dei 2,3 milioni di cinghiali presenti in Italia, che causano incidenti, provocano danni alle coltivazioni e diffondono malattie”.
A renderlo noto è il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini, il quale, ha chiesto ristori adeguati per i danni provocati dagli ungulati, durante il vertice di Governo, alla presenza dei Ministri dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare Francesco Lollobrigida e della Difesa Guido Crosetto, nonché del Commissario straordinario per l’emergenza Psa Vincenzo Caputo.
Un’azione da tempo richiesta e condivisa dalla gran parte della popolazione, con quasi sette italiani su dieci (69%) che ritengono che i cinghiali siano troppi, con un 58% che li considera una vera e propria minaccia per la popolazione, nonché un serio problema per le coltivazioni e per l’equilibrio ambientale, come pensa il 75% degli intervistati per l’indagine Coldiretti/Ixè.
“L’eccessiva presenza degli animali selvatici è una vera e propria emergenza nazionale che incide sulla sicurezza delle persone oltre che sull’economia e sul lavoro, specie nelle zone più svantaggiate – sottolinea Prandini, nel richiamare l’attenzione sull’esigenza di adoperare interventi mirati e su larga scala per ridurre la minaccia dei cinghiali a livello nazionale.
I branchi si spingono sempre più vicini ad abitazioni, distruggendo i raccolti e causando incidenti stradali. Il risultato è che oltre sei italiani su 10 (62%) ne hanno una reale paura e quasi la metà (48%) non andrebbe a vivere in una zona infestata dai cinghiali (indagine Coldiretti/Ixè).
“Ridurre numericamente la specie cinghiale significa anche rallentare la diffusione della peste suina (PSA) in quelle zone dove maggiore è la presenza di filiere agroindustriali legate agli allevamenti di maiali che garantiscono reddito, occupazione ed indotto all’Italia” precisa il Presidente Coldiretti Asti Monica Monticone.
“Nel nord astigiano, grazie all’azione di autodifesa, da parte degli agricoltori autorizzati, abbinata agli interventi di Province e di Squadre, si è potuta apprezzare una significativa riduzione di cinghiali (si stima il 70% in meno rispetto al 2022) – sottolinea Luigi Franco che, insieme a Carlo Torchio e a Giorgio Bodrito, è componente ATC su nomina di Terranostra Coldiretti Asti. “Certamente, anche, la siccità ha fatto la sua parte, costringendo ad cambio colturale (meno mais). Diversamente sta andando in una parte del sud astigiano dove, invece, essendo territorio soggetto a PSA (buffer zone), i danni sono ancora importanti”.
E mentre l’invasione dei cinghiali sta iniziando ad essere meglio attenzionata, il problema si fa serio per i caprioli, interessati da una vera e propria esplosione. “I danni maggiori si registrano al sud dove vi è una maggiore concentrazione di vigneti – specifica Franco; – i caprioli sono particolarmente ghiotti di germogli e, dove passano, la vite fa solo più legno e non produce il frutto”.
“La selezione dei caprioli è in vigore ma, evidentemente, è insufficiente essendo possibile solo in modo contingentato e durante un limitato periodo dell’anno” conclude il Direttore Coldiretti Asti Diego Furia. “Rispetto ai cinghiali, invece, laddove la sinergia di tutti gli attori in campo viene applicata, si ottengono risultati davvero efficaci, quali virtuosi esempi da seguire”.