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Scuola: querelle sulla decisione del Comune di acquistare nuovi banchi anziché attendere quelli del Commissario

Per l’opposizione si tratta di uno spreco di soldi, ma l’assessore Pietragalla replica: “Non ci fidiamo delle tempistiche del Governo”

Ritorno a scuola: i consiglieri di minoranza chiedono chiarimenti su come il Comune spenderà i 400.000 euro per gli interventi leggeri post Covid

Mentre a Roma infuria la polemica a seguito della decisione del Commissario dell’emergenza sanitaria, Domenico Arcuri, di dare il via libera al bando necessario all’acquisto di 3 milioni di banchi destinati agli studenti che dovranno tornare in aula a settembre (1,5 milioni di tipo tradizionale e 1,5 di nuova generazione), anche ad Asti, pur con le dovute proporzioni, è scoppiata la querelle per la fornitura dei nuovi arredi scolastici.

L’opposizione, attraverso una corposa interpellanza firmata dai consiglieri Maria Ferlisi, Luciano Sutera Sardo, Giuseppe Dolce, Mario Malandrone, Angela Quaglia, Mauro Bosia, Michele Anselmo, Angela Motta, Massimo Cerutti, Giorgio Spata, Davide Giargia e Martina Veneto, chiede spiegazioni su come verranno investiti i 400.000 euro (fondi Pon) erogati al Comune e da utilizzare per l’edilizia leggera: piccoli lavori interni negli edifici, come la separazione di aule ampie o spazi comuni, demolizione di tramezze, messa in sicurezza di locali. A ciò si è aggiunta la necessità di acquistare banchi e sedie, ma sempre per affrontare il ritorno a scuola dopo la prima fase dell’emergenza sanitaria.

A chiarire in sintesi una delle principali perplessità della minoranza è la consigliera Angela Quaglia, insegnante in pensione e che conosce bene le criticità delle scuole cittadine.

La scuola media Brofferio

“Non si capisce perché l’amministrazione comunale abbia deciso di investire parte di quei 400.000 euro, forse 80.000, forse di più, per acquistare vari arredi, lavagne, ma anche nuovi banchi – spiega la consigliera – Non ha senso spendere soldi se il Commissario Arcuri ha annunciato che sarà direttamente lo Stato ad acquistare i banchi in base alle richieste che i singoli dirigenti scolastici devono presentare con un’apposita modulistica. Quei soldi, che già non sono tanti, dovrebbero servire ad effettuare piccoli lavori strutturali per garantire gli spazi necessari al distanziamento sociale, quindi buttare giù tramezze, sistemare locali e altri lavori di questo genere. Quale sarà il costo di ogni banco a carico del Comune?”

I consiglieri di minoranza sottolineano che nelle scuole di competenza dell’Ente (materne, elementari e medie) ci sono molti interventi da affrontare e, in particolare, “risultano ancora problematiche le situazioni delle scuole Domenico Savio, Baracca, Ferraris, Baussano, Cagni, Lajolo, Pascoli, Parini, Frank, Rio Crosio, Brofferio e CPIA 1 Asti”.

“Sono state richieste soluzioni di edilizia leggera, separazioni e abbattimenti pareti divisorie e/o frammezzamento mense presso la San Domenico Savio, Rio Crosio, Baussano, De Benedetti, Anna Frank, Baracca, Ferraris, Cagni e CPIA 1″ concludono i consiglieri interrogando l’amministrazione per conoscere “in che modo verrà investita  la somma erogata dallo Stato e inizialmente riservata all’acquisto di arredi e banchi (somma poi confermata sugli arredi ndr); quale richiesta di banchi sia già stata censita da parte dell’Ente Locale; se non si ritenga di supportare maggiormente le istituzioni scolastiche che hanno manifestato problematiche di spazi; se non si ritenga di andare a completare e sostenere gli sforzi economici intrapresi da alcune dirigenze scolastiche e se il Comune stia coadiuvando le Dirigenze scolastiche in qualche modo nella mappatura di luoghi (musei, circoli, parrocchie, spazi culturali, altre Istituzioni formative ) utilizzabili per favorire la didattica in presenza per le scuole con maggiori problematiche”.

Il caso del CPIA 1 Asti

Nel caso del CPIA (Istituto Statale di Istruzione per gli Adulti) la situazione è anche più complessa di altre scuole perché la carenza di spazi è nota da tempo ed era già un problema prima dell’emergenza sanitaria. Era stata proprio la consigliera Angela Quaglia, in una lettera al sindaco Rasero datata 20 febbraio scorso (poche settimane prima dell’inizio della pandemia) a scrivere che “la scuola offre un servizio di istruzione a circa 2000 allievi, di 80 nazionalità diverse, in locali belli e funzionali, ma pur sempre insufficienti per una popolazione di adulti e stranieri in continua crescita” e che “con una spesa tutto sommato contenuta si possono allestire altre aule nell’ala abbandonata dell’ex Caserma della Polizia Municipale,  completando il recupero di una struttura storica e garantendo ulteriori possibilità alla scuola”. Spesa che non sarebbe però compresa in quei 400.000 euro stanziati per Asti e che, quindi, dovrebbe essere finanziata in altro modo.

Replica l’assessore Pietragalla: “Acquistiamo i banchi perché non ci fidiamo”

Una prima risposta ai consiglieri di minoranza arriva dall’assessore all’istruzione Elisa Pietragalla che sta seguendo, insieme alla collega Stefania Morra (edilizia scolastica) e al sindaco Maurizio Rasero, la partita sulle scuole per riaprirle in totale sicurezza a settembre.

Sui banchi la risposta è tanto semplice, quando indicativa del momento concitato che stanno vivendo le istituzioni scolastiche: “Non ci fidiamo delle tempistiche del Commissario e vogliamo essere certi di avere gli arredi che servono entro la data di riapertura. Ma c’è anche da dire che solo una parte di quei soldi sarà usata per l’acquisto di banchi perché il Governo non ha tenuto conto delle scuole dell’infanzia che necessitano a loro volta di interventi e arredi”. Sulle tipologie dei banchi, al centro della polemica che ha investito il Ministro Azzolina, l’assessore taglia corto: “Acquisteremo banchi tradizionali, con quattro gambe, singoli e senza ruote. Mi pare che nelle elementari mettere eventualmente banchi con le ruote non sia proprio una buona idea”. Quanto spenderà il Comune per l’acquisto di questi banchi? E’ presto per dirlo perché si sta ancora quantificando il numero necessario.

“Ma faccio presente che ogni decisione presa viene condivisa con i dirigenti didattici con i quali siamo in stretto contatto” conclude l’assessore Pietragalla.

La riconversione dei locali mensa

Tra i tanti interrogativi ancora da chiarire ci sono quelli sulla riconversione di alcune mense scolastiche che potrebbero diventare aule didattiche essendo locali più grandi e quindi adatti a garantire maggior distanziamento tra gli alunni.

“I sopralluoghi delle ditte che erogano il servizio mensa sono in corso – aggiunge l’assessore – e presto avremo un quadro definitivo. Se i locali mensa dovessero diventare classi, l’ipotesi più probabile è far consumare i pasti direttamente in aula, ma solo in quelle scuole dove verrebbe a mancare il locale adibito al servizio, non in tutte”.

Altri nodi da sciogliere riguardano il tempo pieno, gli orari delle lezioni, il trasporto dei pendolari, tutte questioni collegate tra loro, ma su cui mancano certezze. “Gli ingressi saranno scaglionati e il trasporto dei pendolari dovrà tenerne conto – spiega l’assessore – Se le classi riusciranno ad essere complete in presenza, quindi senza doversi sdoppiare, l’organico dei docenti sarà sufficiente, ma in caso contrario occorrerà rinforzarlo, oppure potrebbe essere necessario rivedere gli orari delle lezioni, anche i tempi pieni. Però fino a quando non ci sarà chiarezza su questo non potremo dare risposte definitive”.

Morra: “Sui banchi siamo partiti prima del Commissario”

Anche l’assessore all’edilizia scolastica Stefania Morra replica ai consiglieri che hanno sollevato dubbi sulla decisione di acquistare nuovi banchi al posto di quelli dati dal Commissario Arcuri.

“Prima che il Ministro e il Commissario lanciassero il bando per l’acquisto dei nuovi banchi noi ci siamo mossi per conto nostro definendo quali fossero le necessità delle nostre scuole – spiega – Con parte di quei fondi acquisteremo anche le lavagne dove mancano e tutto è stato deciso a stretto contatto con i dirigenti scolastici. E’ ovvio che ogni decisione è ragionata e non è un capriccio tanto per spendere soldi”.

Sembra che gli unici problemi di spazio, a parte quelli noti nel CPIA, siano stati rilevati nella scuola elementare Lajolo dove mancherebbero tre classi. Per risolvere il problema il Comune si sta confrontando con la Diocesi e l’oratorio di corso Alba che potrebbe ospitare le classi con tutti gli alunni iscritti.

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Una risposta

  1. Se c’è qualche spicciolo che avanza, potrebbero comprare latte di vernice per terminare il lavoro iniziato 3 anni fa alla Salvo d’Acquisto di cui è stata riverniciata la facciata solo per un terzo, lasciando poi tutto il resto fatiscente. E’ solo una questione estetica, ma veramente emblematica.

    Quando in città si parla di edifici vuoti e inutilizzati, perchè nessuno ricorda mai quello della BANCA D’ITALIA ?

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