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Sei tappe e circa 140 partecipanti per la Camminata etnogastronomica [photogallery]

Inserita nel programma del Festival dei popoli, è stata organizzata dall’associazione Noix de kola

Sono state sei le tappe della Camminata etnogastronomica organizzata dall’associazione Noix de Kola, svoltasi ieri (domenica) con partenza dal cortile della chiesa di San Pietro.
«I partecipanti a questa terza edizione erano circa 140», hanno comunicato Gabriella Sanlorenzo e Marta Rabbione, rispettivamente presidente e vicepresidente del solizio, che si occupa principalmente di organizzare corsi di italiano per stranieri. «Divisi in gruppi da dieci – hanno continuato – sono partiti a distanza di quindici minuti gli uni dagli altri».
Ogni partecipante riceveva una mappa con il tragitto, i punti di ristoro e un ricettario contenente gli ingredienti e la spiegazione dei piatti preparati dalle comunità straniere coinvolte nella manifestazione. Numerosi i piatti tipici proposti: marocchini, albanesi, ucraini, peruviani, nigeriani, ghanesi, brasiliani, italiani e moldavi. Saltata, invece, la tappa con la cucina pakistana alla Casa del popolo per indisposizione della cuoca. Tra le diverse ricette proposte il gotban, aperitivo marocchino, il qofte albanese e il baizei moldavo, fino al tiramisù italiano.

Le tappe

Le tappe del percorso hanno toccato diversi luoghi della città, come l’oratorio Tre Campanili in via Arò, il cortile del Seminario in via Giobert e il Foyer delle Famiglie in via Milliavacca dove, con una esibizione musicale e danze tipiche albanesi, si è conclusa la camminata. «Durante l’evento abbiamo anche messo in vendita “Gaza Cola, – sottolinea Gabriella Sanlorenzo – bibita in lattina a sostegno della Palestina, mentre il ricavato della camminata andrà a coprire le spese dell’organizzazione del Festival dei Popoli (per conoscer il programma, che termninerà il 6 ottobre,  clicca qui )».
È stata dunque una passeggiata che ha realmente promosso l’integrazione, utile non solo per assaggiare piatti diversi o scoprire profumi e sapori di altre zone del mondo, ma anche per approfondire tradizioni e incontrare persone delle comunità migranti locali. «Una bella esperienza che unisce», hanno commentato in molti.

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