Asti si è dotata di semafori collegati alle centraline dell’Arpa che segnalano in tempo reale se l’inquinamento non presenta eccessivi rischi (semaforo spento), oppure se i dati delle PM10 siano da zona “arancione” o “rossa”. Due livelli d’allerta che fanno scattare ulteriori misure antismog con blocchi alla circolazione ancora più restrittivi, ben oltre gli Euro 3 che le nuove disposizioni hanno già fermato in maniera strutturale per tutto l’anno. A questi si aggiungono, tra il 15 settembre e il 15 aprile gli Euro 4 diesel, ma da lunedì a venerdì, dalle 8,30 alle 18,30 e se serve gli Euro 5.
Ma secondo il gruppo consiliare di Ambiente Asti, gli impianti semaforici e più in generale il piano antismog predisposto dal Comune «non servono a nulla perché non vengono fatti i controlli, quindi è come non avere alcun tipo di piano». Il consigliere Mario Malandrone ha presentato una lunga interpellanza a riguardo alla quale ha risposto l’ex assessore all’Ambiente Renato Berzano. Repliche che Ambiente Asti ha definito del tutto inadeguate postando su Facebook un commento molto duro.
«Come ci immaginavamo l’amministrazione sulla qualità dell’aria usa un eccesso di “forse”, “vedremo”, condizionali e tanti se. A fronte di una situazione a dicembre e gennaio di sforamenti che avrebbero dovuto essere oggetto di una seria informazione a tutti i cittadini in merito alla qualità dell’aria e che dovevano prevedere il blocco dei veicoli inquinanti e relativi controlli, l’azione dell’amministrazione è costellata di “vedremo”. A fronte del raggiungimento e superamento degli sforamenti consentiti annualmente che dovrebbero preoccupare e mettere in moto azioni di prevenzione, siamo sempre in stallo. Nessuna informazione ai cittadini, informazione agli automobilisti coi semafori, nessun controllo e quindi nessuna attuazione del protocollo antismog».
Considerazioni alle quali l’assessore Berzano risponde alzando l’asticella del problema: «Prima faremo una corposa campagna di informazione, poi procederemo a multare i trasgressori, ma se Malandrone pensa che così si risolva il problema fa un clamoroso sbaglio. Il traffico, dati alla mano, è responsabile del 30% circa della presenza di PM10 perché il 70% dell’inquinamento è provocato da caldaie, condominiali o delle abitazioni, obsolete o non più efficienti. È quelle che bisognerebbe sostituire, non solo i veicoli più inquinanti. In ogni caso – conclude Berzano – l’aria si muove e Asti fa parte di un “sistema padano” che continuerà a produrre smog, provocato anche dagli insediamenti agricoli. L’aria inquinata continuerà ad insistere sulla città anche se diventassimo così virtuosi da girare solo a piedi o con auto elettriche, se cambiassimo tutte le caldaie e limitassimo il riscaldamento di ogni singola abitazione. Per diminuire l’inquinamento dobbiamo cambiare i nostri stili di vita, non servirà a nulla multare poche o tante auto vecchie di passaggio, assolutamente a nulla».