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Giovedì

Separazione delle carriere dei giudici: avvocati in piazza per il “sì” al referendum

Sotto i portici di piazza Alfieri per spiegare come “questa riforma non porti alla sottomissione dei giudici al Governo”

«”La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere ed è composta dai magistrati della carriera giudicante e della carriera requirente”. La riforma della separazione delle carriere sta tutta qui e proprio non si capisce come questa modifica possa aprire all’asservimento dal potere politico del quale vogliono convincerci i detrattori». La dichiarazione è dell’avvocato Alberto Avidano ma è condivisa da migliaia di colleghi delle Camere Penali d’Italia che hanno dato avvio alla campagna per il “sì” al referendum confermativo sulla giustizia che si terrà fra marzo e aprile.
Anche la Camera Penale di Asti, guidata dal presidente Davide Gatti, ha mosso i primi passi per sensibilizzare e informare sul tema della separazione delle carriere.
Primo appuntamento si terrà giovedì, dalle 10 alle 18, con un banchetto allestito sotto i portici Anfossi angolo via Leon Grandi.
«Saremo a disposizione dei cittadini per chiarire tante cose – ha detto il presidente Gatti – La prima è che questa riforma non ha colore politico. Come Unione Camere Penali già nel 2017 furono raccolte le 72 mile firme che sono sfociate nella riforma. La nostra posizione è laica e trasversale, senza schieramenti politici».

Ma perché, per gli avvocati, era così necessaria e urgente questa riforma?
«E’ il naturale completamento della riforma penale del 1989 che introduceva un processo con le “parti” – prosegue l’avvocato Gatti – Il pm è una parte del processo al pari del difensore. Il giudice è, per sua natura, super partes e, per esserlo, non può appartenere allo stesso ordinamento della pubblica accusa».
Maurizio Basile, coordinatore regionale delle Camere penali aggiunge: «La necessità della riforma nasce dalle esperienze quotidiane nelle aule giudiziarie. Non è una battaglia di posizione o politica, è una conquista di progresso e giustizia per tutti. I cittadini hanno diritto ad essere giudicati da un giudice che sia veramente libero di decidere perché risponde ad un Csm diverso da quello dei pm composto da consiglieri estratti a sorte, per ridurre al minimo o azzerare le influenze delle correnti politiche che oggi invece sono ben presenti e influenti».
L’impegno dichiarato delle Camere Penali, con la campagna referendaria del sì, è quello di dare voce alla maggioranza silenziosa di avvocati che la ritengono una buona riforma.
«Non è un referendum contro i magistrati, ma a favore dell’amministrazione della giustizia. Siamo consapevoli che a chi non si è mai trovato in un’aula di tribunale possa sembra una battaglia da giuristi, ma non è così. E’ una tappa fondamentale verso un processo giusto che, peraltro, già quasi tutte le democrazie europee adottano da tempo».

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