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Attualità
L’intervista

Siccità: anche le vigne hanno sete

Il professor Vincenzo Gerbi fa un “aggiornamento” dello stato delle vite e ribadisce che la sola irrigazione di soccorso non basta più, servono investimenti per impianti che portino l’acqua in collina, tra i filari

In un anno siccitoso come quello che stiamo vivendo, la scienza non si distrae neppure per un attimo, impegnata a seguire l’andamento delle stagioni e gli effetti che sta provocando sulle coltivazioni. In primis, nel nostro territorio, quella della vite che rappresenta una bella fetta di bilancio economico provinciale ma anche una grande attrattiva turistica e sulla quale si basa l’immagine stessa del nostro territorio, una parte del quale dichiarato Patrimonio Unesco proprio per i suoi panorami vitati.
A seguire da vicino questo andament il professor Vincenzo Gerbi ordinario di Scienza e Tecnologia degli Alimenti alla facoltà di Agraria dell’Università di Torino e ricercatore nel settore viticolo.
Se dovesse definire in una sola parola questa annata?
Un anno non facile con previsioni meteo non favorevoli.
Il caldo ha anticipato la vendemmia?
Fino ad un certo punto si pensava di sì e tutti hanno parlato di raccolta uve anticipata ma la persistente siccità ha portato ad un effetto contrario, ovvero ad un periodo di quiescenza in cui le viti, per proteggersi, hanno fermato i processi fisiologici di vegetazione.
Quindi calendario regolare di raccolta?
In realtà le uve precoci per natura già si stanno vendemmiando. Penso ai pinot neri per base spumante cui vengono richiesti gli 11 gradi già raggiunti. Anche se le uve come gli Chardonnay, tipicamente precoci, sono ancora lontane dalle gradazioni richieste, secondo i campionamenti fatti ora.
Il trend su più anni, riguardo al periodo di raccolta, come si è evoluto?
Ogni anno si è mediamente vendemmiato sempre un po’ prima tanto che in una trentina di anni si sono guadagnati 20 giorni di anticipo rispetto ai calendari della vendemmia cui si era abituati.
E i “rossi” come si stanno comportando?
Dagli esami a campione fatti l’invaiatura (la colorazione) sta procedendo in modo uniforme, ma sono indietro con la maturazione sempre a causa del blocco vegetativo dovuto al caldo. In alcune situazioni di viti vigorose con carichi rilevanti, i vignaioli hanno proceduto a diradare e hanno fatto bene perché la pianta non sarebbe stata in grado di tenere tutti i grappoli.
Previsioni sulla qualità della raccolta?
Possiamo affermare che sicuramente vi sarà una evidente riduzione quantitativa. Sulla qualità non si può ancora dire perché nulla è ancora inesorabilmente compromesso. Se piovesse nei prossimi giorni è ancora possibile raddrizzare l’annata. Certo, si sconta la mancanza di disponibilità di acqua durante la fase di crescita.
Per le vigne già esiste l’irrigazione di soccorso. Con queste tendenze climatiche si va verso una irrigazione sistematica anche delle viti?
Direi proprio di sì, anche se comporta non pochi problemi. L’Astigiano ha tutti vigneti di collina dove è difficile installare degli impianti e dove difficile è l’approvvigionamento idrico. Serve un piano strategico di lunga visione che preveda di reimpostare i vigneti con le canne di distribuzione dell’acqua e una rete di accumulo di acqua anche a quote collinari da usare per l’irrigazione. Servono grandi investimenti, piani dettagliati e regole precise.

 

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