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Sigarette elettroniche:ma è poi vero che non fanno male?
Attualità

Sigarette elettroniche:
ma è poi vero che non fanno male?

L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato l’allarme sui possibili rischi: in corso uno studio approfondito. Nel frattempo è esplosa anche in città la mania del fumo a vapore, e il commercio fiorisce: ad Asti si contano ben nove punti vendita di sigarette elettroniche. Segnalati casi di spettatori che al cinema si sono sentiti disturbati dalle sigarette hi-tech, i gestori hanno vietato il fumo in sala…

Il calendario era sul mese di gennaio del 2003 quando il Parlamento approvava la legge Sirchia che proibiva il fumo nei locali pubblici e negli uffici. Il provvedimento, entrato in vigore solo due anni più tardi, segnava una svolta epocale e andava decisamente nella direzione della salvaguardia della salute pubblica. Oggi, quando il calendario è sul mese di gennaio del 2013, a dieci anni esatti di distanza, l’Istat comunica che i fumatori in Italia sono diminuiti drasticamente anche a seguito dell’applicazione di quella legge. Tuttavia negli ultimi mesi anche ad Asti ci si imbatte sempre più spesso in persone che “fumano” in luoghi pubblici come ristoranti, pizzerie, uffici, cinema e persino mezzi di trasporto. Questi nostri concittadini stanno violando la legge Sirchia? Tutt’altro. Sono consumatori delle sigarette elettroniche, una vera e propria moda che si è rapidamente diffusa anche in provincia di Asti dove, al momento, si contano ben nove punti vendita dedicati esclusivamente alle bionde hi-tech. In Italia, invece, i negozi specializzati in questo settore sono più di 600 e alimentano un business che nel 2012 ha impiegato 1.500 addetti producendo un fatturato complessivo di 100 milioni di euro.

Sarebbero circa 400 mila i consumatori abituali o occasionali e due milioni i potenziali clienti. Un mercato che vive un vero e proprio boom e in tempi di crisi già questa è una notizia. Ma come funziona e cos’è precisamente la sigaretta elettronica? Si tratta di un congegno a batterie simile nella forma in tutto e per tutto ad una sigaretta tradizionale e in grado di generare, per mezzo di una resistenza scaldata elettricamente, microscopiche particelle di aerosol. Nella ripetitività del gesto e nel vapore acqueo che fuoriesce dalla bocca, il fumatore ha dunque l’illusione di aspirare o meglio, “svaporare” una sigaretta vera. Un vantaggio certo è il minor esborso di denaro visto che un pacchetto di bionde si aggira in media sui cinque euro mentre un kit base di “fumo liquido” ha dei costi che vanno dai trenta euro in su ma una durata indubbiamente maggiore di sei pacchetti di sigarette tradizionali. E poi, risultando assenti sostanze dannose come tabacco e catrame, sembrerebbero esserci meno rischi per la salute.

Ma il condizionale qui è d’obbligo poiché sul punto c’è ancora incertezza nella comunità scientifica. Infatti uno studio realizzato da un team di ricercatori dell’Università di Atene ha valutato gli effetti di dieci minuti di “elettrofumo” su diversi pazienti giungendo alla conclusione che esso può danneggiare ugualmente bronchi e polmoni, alterandone l’elasticità e la capacità. Anche l’O.m.s. (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha recentemente lanciato l’allarme mettendo in guardia i consumatori dai possibili rischi per la salute. Tre i principali punti critici individuati: nelle sigarette elettroniche vengono comunque utilizzate sostanze potenzialmente nocive per veicolare la nicotina; non c’è alcuna prova scientifica che le bionde hi-tech aiutino a smettere ma anzi rappresenterebbero, terza ragione d’allarme, uno stimolo al fumo.

Potendo essere utilizzate dappertutto il pericolo è che soprattutto i giovanissimi, spinti da questa dilagante moda, possano cadere nel vizio del tabacco. Per cercare di fare chiarezza sui rischi reali dell’uso della sigaretta elettronica, per corroborare o, al contrario, smentire gli studi che ne sostengono la dannosità ma soprattutto per scongiurare inutili situazioni di allarmismo, il Ministero della Salute ha incaricato l’Istituto superiore di sanità di realizzare sul tema un’indagine approfondita i cui risultati saranno pronti tra qualche mese. C’è da giurare che, nell’attesa, continuerà la “battaglia” tra coloro che sono pro e quelli che sono contro. Tra questi ultimi si annoverano persone contrarie persino al fumo passivo delle sigarette hi-tech. Già si segnalano casi di spettatori di cinema che, ritenendosi disturbati dalle svaporate, hanno indotto con le loro rimostranze alcuni gestori ad apporre nelle sale cartelli con il divieto di utilizzare sigarette elettroniche mentre si assiste alle proiezioni.

Bartolo Gabbio

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