Questa volta i sindaci astigiani sono veramente arrabbiati. E questa non è una protesta politica. La rabbia è trasversale e tocca proprio tutti, primi cittadini di destra e di sinistra. La giunta
Questa volta i sindaci astigiani sono veramente arrabbiati. E questa non è una protesta politica. La rabbia è trasversale e tocca proprio tutti, primi cittadini di destra e di sinistra. La giunta Regionale ha approvato qualche giorno fa un piano di riorganizzazione sanitaria che prevede, tra le altre cose, lo smembramento di ben 11 reparti ospedalieri su 30 del nostro nosocomio cittadino. Un'ecatombe, che svuota il Cardinal Massaia di competenze e di professionalità. La preoccupazione è da parte dei sindaci, certo, ma arriva anche dai medici, dal personale infermieristico e da tutti i cittadini che temono un impoverimento del servizio e un aggravio di spese.
Ieri mattina, proprio davanti al Cardinal Massaia, diversi sindaci dell'astigiano, tra cui quello di Canelli e di Nizza, hanno incontrato i giornalisti per sottolineare il loro disappunto e il loro dispiacere per la decisione presa da Palazzo Lascaris e soprattutto per la metodologia seguita. "E' una cattiva abitudine, un cattivo approccio che si ripete ?- ha esordito Marco Gabusi, sindaco di Canelli e vice presidente della Provincia -? Abbiamo appreso della riforma leggendo i giornali adesso come qualche settimana fa per l'ospedale di Nizza. Prima Monferrino veniva accusato di essere esperto solo di motorini e marmitte, ma lui il territorio lo aveva consultato prima di prendere una decisione che non era così dirompente come questa.
Il 30% dei reparti del cardinal Massaia verrà perso. Si parla di primari, ma non credo proprio che il risparmio consista solamente nei 150 mila euro relativi al costo dei primariati. Non è sufficiente. Abbiamo modo di pensare che nei prossimi tre anni gli undici reparti elencati nella riforma vengano prosciugati. Poi, a leggere attentamente le carte -? ha continuato Marco Gabusi ?- si può facilmente vedere come ad Alessandria aumentino i reparti. La nostra rabbia e il nostro sgomento sta nel fatto che nessuno è stato informato prima. E' una decisione caduta dall'alto e predisposta solo a tavolino, senza conoscere bene le realtà che sono state toccate". Il depotenziamento dell'ospedale di Asti va ad aggiungersi alla contestuale cancellazione dell'ospedale della Valle Belbo e questo riduce sensibilmente l'offerta di prestazione ai cittadini. Altro che non ci sarà una riduzione del servizio, come dicono da Torino, ha tuonato il vice presidente della Provincia di Asti.
"Hanno parlato del potenziamento del servizio di 118 -? ha proseguito Gabusi -? Al di là del fatto che la sanità non significa solamente emergenza ma anche pratica quotidiana, sulle tabelle non c'è traccia di questo potenziamento, che rimane solo a parole. A questo punto torna d'attualità la tangenziale Sud-Ovest per ridurre i tempi di percorrenza verso il Cardinal Massaia". Ma adesso i sindaci quale azione intendono mettere in atto per far sentire la propria voce, il proprio dissenso? "Ora vogliamo conoscere nel dettaglio il nuovo piano sanitario regionale ? hanno detto in coro i primi cittadini ? vogliamo che il presidente della Regione e l'Assessore alla Sanità vengano a spiegarlo agli astigiani. Vogliamo soprattutto poterci confrontare sulle scelte da adottare, apportando il nostro contributo. La salute è il bene più prezioso che abbiamo. Per questo vogliamo difenderlo e non accettiamo imposizioni dall'alto che non tengano conto delle peculiarità della nostra Provincia".
Tra gli amministratori che ieri mattina erano di fronte all'ospedale di Asti per manifestare il proprio dissenso, c'era anche l'ex sindaco di Asti Giorgio Galvagno, che ha ricordato ai presenti come "tre anni fa erano proprio gli uomini dell'allora minoranza e attuale maggioranza a protestare contro la riforma Cota, molto più leggera di questa e meno impattante. Ora dove sono? Noi vogliamo salvaguardare il territorio. La nostra città si sta indebolendo e abbiamo bisogno dell'aiuto e del sostegno di tutto il territorio per non cedere, per non cadere. Il nostro sindaco deve aprirsi di più. Ci batteremo per evitare che un ospedale costruito recentemente diventi di serie B. Analizzeremo i risparmi voce per voce". Angela Quaglia ha portato ad esempio la sua esperienza personale: "Ho avuto bisogno della radioterapia e devo dire che agli ammalati questa cura serve tutti i giorni e se si deve andare fino ad Alessandria i disagi e i costi cresceranno esponenzialmente proprio per gli utenti e per le organizzazioni che trasportano i pazienti".
Anche Flavio Pesce, sindaco di Nizza e presidente dell'Assemblea dei sindaci Asl, si è detto preoccupato per le conseguenze che questa riforma potrà avere su tutti i cittadini. "Non ne sapevamo nulla – ha detto -? e questa è una cosa grave. Lo spostamento del baricentro sanitario ad Alessandria l'ho osteggiato prima e lo osteggio oggi, non è una questione politica, ma un'esigenza del territorio imprescindibile. Poi non è vero che non si tocca il servizio. E' difficile immaginare una riduzione senza che in qualche modo ne risenta il servizio agli utenti. E' una delibera fatta apposta per far vedere a Roma che in Piemonte si sta facendo qualcosa. Ma una volta approvata è poi difficile cambiarne il contenuto. Lunedì prossimo si riunirà l'assemblea dei sindaci proprio per discutere questa problematica".
I primi cittadini parlano di tagli, ma questi devono essere operati in modo ponderato, razionale, tenendo conto delle reali esigenze del territorio e delle sue caratteristiche anche morfologiche. "Dobbiamo fare massa critica, dobbiamo sensibilizzare più istituzioni possibile per vedere se è ancora possibile fare qualcosa, prima che la riforma diventi operativa e partano gli smantellamenti".
Flavio Duretto