La dipendenza dal gioco d'azzardo sta assumendo proporzioni sempre più vaste diventando un vero e proprio fenomeno sociale che colpisce soprattutto le fasce più deboli. E, grazie alla facilità
La dipendenza dal gioco d'azzardo sta assumendo proporzioni sempre più vaste diventando un vero e proprio fenomeno sociale che colpisce soprattutto le fasce più deboli. E, grazie alla facilità con la quale si può giocare, le occasioni non mancano per alimentare questa dipendenza. Nei giorni scorsi, il consiglio comunale di Asti ha approvato l'istituzione della Consulta permanente sul gioco d'azzardo, una pratica presentata dall'assessore ai Servizi Sociali Piero Vercelli cui hanno lavorato i consiglieri Clemente Elis Aceto, Riccardo Fassone, Enrico Panirossi e il ricercatore Michele Miravalle. Tra gli obiettivi della Consulta, informare i cittadini sui rischi della dipendenza da gioco, promuovere un monitoraggio del fenomeno, studiare forme di incentivo per i gestori di esercizi che rinuncino all'installazione di slot machine e apparecchiature simili. Inoltre, saranno valutate misure che impediscano il gioco d'azzardo nelle immediate vicinanze di luoghi sensibili come scuole, ospedali e case di cura.
«I dati del Monopoli dello Stato rivelano una situazione drammatica – spiegano i proponenti – ad Asti la spesa pro-capite in gioco (dai gratta e vinci alle slot machine) è di 900 euro all'anno, per un giro d'affari che sul territorio provinciale si aggira sui 190 milioni di euro annui (5 miliardi in Piemonte, 89 miliardi a livello nazionale)». Della Consulta faranno parte i consiglieri Clemente Elis Aceto e Riccardo Fassone, gli assessori Piero Vercelli e Marta Parodi, rappresentanti di Ascom, Confcommercio, Confesercenti e Unione Industriale, rappresentanti delle associazioni Arci, Acli, Uisp, Csi, Fitel, il dirigente del dipartimento Dipendenze dell'Asl AT, rappresentanti dell'associazione Libera e della Caritas diocesana, oltre a un rappresentante della Consulta studentesca