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Slow Food e futuro

Slow Food, Carlin Petrini sceglie Capriglio per lanciare la “rigenerazione” post industriale

Nella terra del piccolo presidio del peperone si guarda a tutto il mondo. A dicembre il primo di 2022 incontri per parlare di transizione ecologica

Un incontro partito da un presidio Slow Food, il peperone di Capriglio, prodotto da uno sparuto gruppo di agricoltori e cultori di questo ortaggio della tradizione si è trasformato in qualcosa di molto più grande che ha finito per abbracciare tutto il mondo.

E’ quello che si è tenuto ieri pomeriggio nel piccolo paese del Nord Astigiano dove un ospite di eccezione, Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, cittadino onorario di Capriglio, ancora una volta ha offerto ai presenti degli spunti di riflessione da “visionario” quale è sempre stato.

La sua prima “visione” riguarda proprio l’associazione da lui fondata, a Parigi, nel 1989.

«Da Slow Food nacque Terra Madre per portare i contadini di tutto il mondo a Torino, sotto lo stesso tetto, per confrontare e condividere le esperienze di chi coltiva la terra in ogni parte del pianeta. Oggi è importante uscire da una logica associazionistica e guardare oltre – ha detto Petrini – Perchè se vogliano ragionare a livello planetario, dobbiamo farlo in termini di comunità contadine, non di uno schema ad associazioni che vale solo in poche parti del mondo».

Dando una forte definizione di “comunità”: «E’ l’associazione primaria dei contadini dove viene riconosciuto il dono di sapienza agraria lasciata dai padri. Un dono che viene condiviso, mantenuto e trasmesso e di cui essere orgogliosi. E qui a Capriglio io trovo tutto questo e di questo non posso che congratularmi con tutti voi».

Per il fondatore di Slow Food la comunità è la frontiera dell’economia. Non solo quella agricola.

E parla ancora di mondo e di umanità intera quando annuncia che proprio da Capriglio, con grandissimo orgoglio di tutto il paese, ai primi di dicembre partirà la nuova campagna di sensibilizzazione nazionale che Slow Food ha organizzato con numerose associazioni, movimenti e altre realtà locali che hanno a cuore l’urgenza di cambiare per salvare il futuro delle nuove generazioni.

«Si parla tanto di transizione ecologica ma non basta destinarle un ministro per realizzarla – ha polemicamente detto – Bisogna rendersi conto che siamo all’epilogo della Rivoluzione Industriale e agli albori di un altro straordinario periodo che deve essere quello della rigenerazione, della riconversione, della riparazione ai danni fatti dal consumismo esasperato. Sarà un processo molto lungo ma bisogna cominciarlo. Dal basso. Con il coinvolgimento del maggior numero possibile di comunità, le uniche che, con le loro scelte consapevoli quotidane da consumatori, possono davvero cambiare le cose. Cominceremo a parlarne e a confrontarci proprio da Capriglio, dove si terrà il primo di 2022 incontri. E non è un numero scelto a caso».

Ma, e qui torna la visionarietà di Petrini, c’è una raccomandazione per tutti. «Sì alla rigenerazione e al cambio totale delle nostre abitudini di vita e di consumo ma, per favore, con gioia e allegria. Mica vorremo inaugurare l’era dei musoni?».

Con lui sul palco la responsabile Condotta Slow Food Gabriella Chiusano, la referente dei produttori del peperone di Capriglio Raffaella Firpo e il professor Marco Devecchi presidente dell’Osservatorio del Paesaggio.

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