Cerca
Close this search box.
Social Paper in Via Allende, i ragazziparlano di occupazione e multiculturalità
Attualità

Social Paper in Via Allende, i ragazzi
parlano di occupazione e multiculturalità

La nostra redazione composta da studenti si concentra su una delle situazioni sociali più complesse della città, l'occupazione degli stabili sfitti da parte di chi reclama un tetto sopra la testa. Qui convivono etnie, culture e religioni diverse, unite dal principio "la gente prima del profitto"

Ai primi di dicembre la sentenza della Corte d'Appello di Torino ha ribaltato il giudizio di primo grado a proposito della causa intentata dal Ministero della Difesa contro le persone che da quasi quattro anni occupano la palazzina di via Allende di proprietà dello stesso Ministero, sancendo che gli abitanti dello stabile devono essere sgomberati, non essendo più presente lo stato di necessità. Al numero 13 di via Allende risiedono ormai sei famiglie che, grazie all'aiuto e al sostegno del Coordinamento Asti-Est, in questi due anni hanno risistemato gli appartamenti inutilizzati dell'edificio, una volta destinato agli ufficiali della caserma “Colli di Felizzano”.

Nel tempo le famiglie di questa e delle altre due occupazioni, una corso Volta e l'altra in via Orfanatrofio si sono organizzate in auto-gestioni per la pulizia dei luoghi comuni e ogni altro aspetto logistico e si sono create delle micro-comunità in cui persone di etnie, culture e religioni differenti hanno imparato a convivere tra loro. La sentenza, per quanto mortificante per tutti coloro che da molto tempo combattono perché venga loro riconosciuto il diritto alla casa, ha aperto però spiragli incoraggianti per quanto concerne il dialogo con le autorità.

Infatti, il Consiglio Comunale ha dichiarato quasi all'unanimità la solidarietà con gli occupanti di via Allende ed ha ammesso all'interno della seduta del Consiglio undici famiglie tra le quaranta che occupano gli edifici di via Allende, corso Volta e via Orfanatrofio. Questa affermazione è una forte presa di coscienza e di posizione da parte della politica locale, in quanto comunque la parola “occupazione” richiama da sempre alla mente atteggiamenti estremisti, da considerarsi con diffidenza, il più delle volte etichettati in fretta come le “solite” iniziative della sinistra radicale.

Il fatto che sia stata anche avviata un'interlocuzione, che si spera duratura, tra le autorità e la Consulta delle Famiglie denota un profondo mutamento di sensibilità verso la problematica, forse in parte dovuta alla crescente crisi mondiale sotto i cui colpi l'Italia trema. I nuclei familiari che hanno preso possesso delle case abbandonate sono state le prime vittime del dissesto economico, ma ora che anche la classe media ne subisce gli effetti, probabilmente è più facile avvicinare tra loro realtà prima lontane.
Adesso che tutti vedono traballare il loro domani, che si ha sempre più paura di veder sparire posti di lavoro ed entrate, che lentamente crollano le certezze borghesi su cui si fonda la nostra società, inizia a nascere una consapevolezza diversa.

La gravità della questione e la tenacia con cui queste persone, occupanti e militanti insieme, lottano per essere ascoltati appaiono sempre più comprensibili, e una nuova solidarietà può finalmente instaurarsi tra individui che vogliono porre le persone, i loro bisogni e i loro inalienabili diritti, prima delle logiche di mercato, degli andamenti della borse, dei giochi politici. Pronti a schierarsi uniti per costruire un mondo in cui la logica dominante sia, ricalcando uno degli slogan più celebri del Coordinamento Asti-Est, “people before profit”.

Irene Bartoli

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Le principali notizie di Asti e provincia direttamente su WhatsApp. Iscriviti al canale gratuito de La Nuova Provincia cliccando sul seguente link

Edizione digitale