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«Solo lavorando insieme si superano i campi rom»

Al Circolo Nosenzo le istituzioni analizzano idee e progetti per integrare gli “ex nomadi”

Il punto sulla situazione dei campi rom, problematica che da anni infiamma dibattiti politici e sociali, è stato fatto al Circolo Nosenzo in una tavola rotonda organizzata dall’Ufficio Pastorale Migranti, preceduto dal report “Oltre il campo: il superamento dei campi in Italia” con Carlo Stasolla, presidente dell’associazione no profit “21 luglio” e la ricercatrice Agnese Vannozzi. Presenti anche il vescovo Marco Prastaro, il presidente della Provincia, Paolo Lanfranco, il vicesindaco di Asti, Marcello Coppo, l’assessore di Moncalieri, Alessandra Borello, il dirigente Servizi Sociali, Roberto Giolito, il rappresentante ASL, Elio Genevro, il presidente Cooperativa Jokko, Piero Vercelli, il dirigente scolastico, Tommaso Nuzzi e il docente, Alessandro Borio.

«La maggior parte degli abitanti dei campi rom in Italia, – sottolineano Stasolla e Vannozzi – è di nazionalità dell’ex Jugoslavia e il costo degli insediamenti è altissimo mentre, trovando alternative abitative, si spenderebbe molto meno». Per parlare di superamento è necessario prevedere una serie di interventi che vanno oltre la semplice chiusura e che non si limitino al solo inserimento: «Ci sono errori da non ripetere – dice Stasolla – tra questi, gli approcci declinati su base etnica, l’erogazione di contributi “una tantum”, processi di scrematura decidendo chi ha diritto e chi no, interventi monodimensionali che affrontano, ad esempio, solo il problema abitativo o una scarsa attenzione verso donne e giovani».

«Un metodo di lavoro – ha aggiunto Lanfranco – che si basa sul “conoscere per deliberare” e che rivolge l’attenzione a tutti gli aspetti». Si è poi parlato della chiusura di un campo rom di Moncalieri, conseguenza dell’alluvione del 2016, risoltosi in modo positivo prima con l’allestimento temporaneo di un’area poi con inserimenti abitativi. «È stato il dialogo ad aiutare, – spiega Borello – la creazione di un tavolo che si incontra mensilmente per parlare dei singoli e che non perde di vista le famiglie». Si è parlato dei casi Covid di via Guerra che hanno richiesto la blindatura del campo e della situazione igienico-sanitaria: «Un campo infestato dai ratti – informa Genevro – che hanno provocato casi di morte, oltre a malattie di ogni genere ed è inutile ripristinare servizi perché nel giro di poco (l’ultimo rifacimento dei bagni risale al 2016/2017), i rom tendono a spaccare tutto». L’amministrazione astigiana è impegnata su questo fronte ma i problemi sono molti.

«Il primo atto è stato quello di porre delle regole – ha detto Coppo – e di offrire l’opportunità di fare domande abitative che non sono pervenute; a questo punto il campo risulta amministrativamente chiuso con circa 110 soggetti che lo occupano in modo abusivo». Sono i servizi sociali e gli uffici comunali che devono adesso delineare una linea per il superamento che deve avvenire con una conoscenza dei singoli.

«Tre sono le soluzioni abitative – continua Coppo – cercarle nel mercato privato, dare un contributo di locazione o dare precedenza per le case popolari, con il rischio però di far crescere un sentimento (vero o presunto) di pregiudizio o disagio che potrebbe pregiudicare il progetto». Un’integrazione difficile quindi, che cerca di realizzarsi attraverso modelli già sperimentati, con tempi incerti, ma cui bisogna dare soluzione contando anche sul lavoro degli insegnanti che hanno contatti con i bimbi rom. «Certi problemi generano una soluzione – ha concluso mons. Prastaro – come è successo a Moncalieri. Credo che per superare questo problema si debba lavorare tutti insieme».

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